Sono tanti i temi toccati da Papa Francesco nel suo discorso di inizio anno, tenuto in occasione dell’udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede: diritti umani, migrazioni, conflitti, armi, ambiente, libertà religiosa, importanza della pace e della famiglia. Citando le situazioni di terre specifiche come la Corea del Nord, la Siria, Gerusalemme, l’Africa. Si tratta infatti di uno degli appuntamenti dove il Papa guarda in maniera più stringente ai fatti del mondo, a ciò che accade nelle terre abitate dall’umano, e in modo particolare ai contesti sociali, politici ed economici delle nazioni con le quali la Santa Sede ha contatti diplomatici.
(Qui il discorso integrale del pontefice).
PACE, MULTILATERALISMO, COLONIZZAZIONE IDEOLOGICA
“Dalle ceneri della Grande Guerra si possono ricavare due moniti”, ha esordito il Papa: “La pace non si costruisce come affermazione del potere del vincitore sul vinto”, e “si consolida quando le Nazioni possono confrontarsi in un clima di parità”. Sono le basi della diplomazia multilaterale, che Bergoglio ha indicato citando il presidente statunitense di inizio novecento Thomas Woodrow Wilson. “Le eventuali controversie tra i popoli non debbono essere risolte con il ricorso alle armi, ma attraverso il negoziato”, nel “principio che tutte le comunità politiche sono uguali per dignità di natura”, ha proseguito. “Per la Santa Sede, parlare di diritti umani significa anzitutto riproporre la centralità della dignità della persona, in quanto voluta e creata da Dio a sua immagine e somiglianza”. In diritti che “traggono il loro presupposto dalla natura che oggettivamente accomuna il genere umano”, ha poi specificato, spiegando che “una visione riduttiva della persona umana apre invece la strada alla diffusione dell’ingiustizia, dell’ineguaglianza sociale e della corruzione”. Parlando inoltre del “rischio, per certi versi paradossale, che, in nome degli stessi diritti umani, si vengano ad instaurare moderne forme di colonizzazione ideologica dei più forti e dei più ricchi a danno dei più poveri e dei più deboli”.
I DIRITTI VIOLATI DI BAMBINI, ANZIANI, DONNE
I primi diritti fondamentali oggi violati, ha infatti spiegato Francesco, sono “quello alla vita, alla libertà e alla inviolabilità di ogni persona umana”. Accade nei “bambini innocenti scartati ancor prima di nascere” per “l’egoismo degli adulti”, negli anziani “scartati” perché “ritenuti un peso”, nelle donne che subiscono violenza “anche in seno alle proprie famiglie”, nelle vittime della tratta. Difesa del diritto alla vita che “implica pure adoperarsi attivamente per la pace”, “consapevoli che senza di essa lo sviluppo integrale dell’uomo diventa irraggiungibile”, e che è inoltre correlato al “disarmo integrale”, ha proseguito. Da qui, l’occasione per volgere lo sguardo alle zone calde del pianeta.
COREA DEL NORD, MEDIO ORIENTE, AFRICA
In Corea del Nord, è “di primaria importanza che si possa sostenere ogni tentativo di dialogo, al fine di trovare nuove strade per superare le attuali contrapposizioni, accrescere la fiducia reciproca e assicurare un futuro di pace al popolo coreano e al mondo intero”. In Siria “è importante che possano proseguire, in un clima propositivo di accresciuta fiducia tra le parti, le varie iniziative di pace”, e “il comune auspicio è che, dopo tanta distruzione, sia giunto il tempo di ricostruire”. Ed è “altrettanto importante che possano far ritorno in patria i numerosi profughi”, accolti ad esempio in Paesi come “Giordania, Libano e Turchia”. Volontà di dialogo necessaria “anche nell’amato Iraq, perché le varie componenti etniche e religiose possano ritrovare la strada della riconciliazione e della pacifica convivenza e collaborazione, come pure nello Yemen” o “in Afghanistan”.
GERUSALEMME, VENEZUELA, UCRAINA
Rivolgendosi a israeliani e palestinesi, il Papa ha poi rinnovato il suo “pressante appello a ponderare ogni iniziativa affinché si eviti di esacerbare le contrapposizioni”, e invitato “ad un comune impegno a rispettare, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite, lo status quo di Gerusalemme”. In Venezuela invece, Francesco ha esortato a “rispondere senza indugio alle necessità primarie della popolazione”, auspicando “che si creino le condizioni affinché le elezioni previste per l’anno in corso siano in grado di avviare a soluzione i conflitti esistenti”. E chiedendo infine che la “Comunità internazionale non dimentichi neppure le sofferenze di tante parti del Continente africano”. Come anche che ci sia un “impegno comune a ricostruire i ponti in Ucraina”.
IL TEMA DELLE MIGRAZIONI, DELL’INTEGRAZIONE E DELLE TRADIZIONI
Sulle migrazioni, invece, “occorre uscire da una diffusa retorica sull’argomento e partire dalla considerazione essenziale che davanti a noi ci sono innanzitutto persone”. “Abbiamo fin troppo spesso dinanzi ai nostri occhi il dramma di bambini che da soli varcano i confini che separano il sud dal nord del mondo, sovente vittime del traffico di esseri umani”, ha chiosato. Ringraziando in seguito “le autorità di quegli Stati che si sono prodigati in questi anni per fornire assistenza ai numerosi migranti giunti ai loro confini”, e in particolare “all’Italia, che in questi anni ha mostrato un cuore aperto e generoso e ha saputo offrire anche dei positivi esempi di integrazione”, con “l’auspicio che le difficoltà che il Paese ha attraversato in questi anni, le cui conseguenze permangono, non portino a chiusure e preclusioni, ma anzi ad una riscoperta di quelle radici e tradizioni che hanno nutrito la ricca storia della Nazione e che costituiscono un inestimabile tesoro da offrire al mondo intero”. Ma con lo stesso “apprezzamento per gli sforzi compiuti da altri Stati europei, particolarmente la Grecia e la Germania”.
L’AFFONDO DI PAPA FRANCESCO SULLA FAMIGLIA
Un passaggio fondamentale è stato infine dedicato alla famiglia, e al “diritto a formare una famiglia, quale ‘nucleo naturale e fondamentale della società che ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato’, come riconosciuto dalla Dichiarazione dei diritti umani dell’uomo del 1948”. “Purtroppo è noto come, specialmente in Occidente, la famiglia sia ritenuta un istituto superato. Alla stabilità di un progetto definitivo, si preferiscono oggi legami fugaci”, ha sottolineato il Papa, focalizzando la tematica. “Ma non sta in piedi una casa costruita sulla sabbia di rapporti fragili e volubili”, ha aggiunto. “Occorre piuttosto la roccia, sulla quale ancorare fondamenta solide. E la roccia è proprio quella comunione di amore, fedele e indissolubile, che unisce l’uomo e la donna, una comunione che ha una bellezza austera e semplice, un carattere sacro e inviolabile e una funzione naturale nell’ordine sociale. Ritengo pertanto urgente che si intraprendano reali politiche a sostegno delle famiglia, dalla quale peraltro dipende l’avvenire e lo sviluppo degli Stati. Senza di essa non si possono infatti costruire società in grado di affrontare le sfide del futuro”. Il “disinteresse per le famiglie” porta infatti con sé “un’altra conseguenza drammatica, particolarmente attuale in alcune Regioni, che è il calo della natalità”, ha affondato il pontefice. “Si vive un vero inverno demografico! Esso è il segno di società che faticano ad affrontare le sfide del presente e che divengono dunque sempre più timorose dell’avvenire, finendo per chiudersi in se stesse”, ha concluso.
L’ATTESA PER IL DISCORSO DI BERGOGLIO
Era infatti grande l’attesa per il discorso di Bergoglio: occasione per tirare le somme dell’anno passato guardando a quello che viene, in un appuntamento tradizionale e quindi con un approccio ormai consolidato. Il dato che è emerso fin dai giorni scorsi è che il numero delle relazioni diplomatiche vaticane è aumentato, e di conseguenza sono sempre meno le realtà statuali senza alcun legame con la Santa Sede. Sono 183, per la precisione, gli Stati con cui il Vaticano ha pieni rapporti diplomatici, 12 quelli invece in cui non ce ne sono, anche se in quattro di questi sono attualmente in carica dei delegati apostolici, ovvero dei rappresentanti pontifici presso le comunità cattoliche locali ma non presso i governi. L’interesse per le parole del pontefice era così molto elevato sia da parte delle grandi potenze, specialmente su cosa Bergoglio avrebbe detto riguardo ai contesti più delicati dello scacchiere internazionale, sia da parte dei paesi più piccoli e isolati, che sperano in un sostegno da parte della Chiesa cattolica e di tutti i suoi fedeli, e nella vicinanza della figura del Papa e della sua leadership, tanto morale quanto spirituale.
LA DIPLOMAZIA DELLA SANTA SEDE FINO A FRANCESCO
Con Francesco infatti la diplomazia ha un ruolo sempre più importante, come dimostrano la centralità e il seguito dei suoi numerosi viaggi apostolici, oppure le decisioni prese anche all’interno delle strutture della Curia, che hanno portato alla nascita della Terza sezione della Segreteria di Stato che si occuperà direttamente dei nunzi apostolici. Ma è fin dall’inizio del novecento che il Vaticano vive un deciso incremento del numero di rapporti internazionali: se a inizio secolo si trattava infatti di solamente una ventina di paesi legati alla Santa Sede, all’inizio degli anni ’80 questi erano più di 80, mentre nel 2005 erano 174, 180 con Benedetto XVI e infine 183 con Francesco, che da quando è in carica ha visto l’inizio delle relazioni con Sud Sudan, Mauritania e, l’ultimo in ordine cronologico, il Myanmar. Contando infine le “relazioni speciali” in Palestina, ufficializzate con l’Accordo globale del giugno 2015. Soltanto in quest’ultimo periodo di vacanze natalizie, poi, sono stati quattro gli ambasciatori che hanno ricevuto una nuova lettera di accreditamento presso la Santa Sede: Stati Uniti, Egitto, Uruguay, Libano.
LE PRINCIPALI ATTENZIONI DEL PONTEFICE
L’area geografica della Palestina e la città di Gerusalemme sono quindi destinatari, ad oggi, di un’attenzione centrale da parte della comunità internazionale e di Papa Francesco, come confermato dal suo discorso, nel quale ha usato dichiarazioni irremovibili e già chiare. Ma al centro dello sguardo di Bergoglio c’è anche l’Europa, il cui tema dell’inverno demografico è fondamentale. Poi l’Africa, interessata da guerre, povertà, e soprattutto dalle migrazioni. E i vari conflitti che rischiano di sfociare nell’esacerbarsi di quella “terza guerra mondiale a pezzi” che fin dall’inizio scuote il pontificato di Francesco, come in Corea del Nord o in Venezuela. In ultima istanza, nell’attenzione del Papa una posizione fondamentale è ricoperta dalla Cina, dove tuttavia, in quest’ultima, dal 1979 non vi è più un nunzio, ma solo un “incaricato d’affari ad interim”. Nonostante la speranza, molto accesa, da parte della Santa Sede di riuscire a trasferirvi una nunziatura, ragione per la quale vi sono attualmente costanti contatti tra le parti, seppure riservati. E motivo per cui non è stata citata nel suo discorso. A differenza invece delle emergenze climatiche, affrontate in conclusione, specialmente in relazione alla “precipua responsabilità dell’uomo nell’interazione con la natura”. Segno che, con questo intervento, il pontefice ha ribadito ancora una volta quali sono le sue preoccupazioni. Confermando la sua vicinanza, e la costanza del suo impegno, affinché si preservi la pace e si risolvano le controversie, per un cammino nella direzione dello sviluppo integrale dell’uomo.