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Berlusconi, la difesa europea e la (non) gaffe sulla Nato. L’opinione del generale Tricarico

Con la due giorni a Bruxelles Silvio Berlusconi ha cercato di rassicurare i vertici di Unione europea e Ppe sull’affidabilità della propria proposta politica, apparsa assolutamente europeista. Tra i temi del viaggio c’è stata anche la difesa comune, ormai al centro della politica continentale, su cui il cavaliere ha chiarito la propria posizione. D’altronde, il programma firmato con gli alleati, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, è sembrato piuttosto carente sull’argomento, in linea con quello delle altre forze politiche. Di questo e di altro abbiamo parlato con il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa e già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare.

LA DIFESA EUROPEA SECONDO BERLUSCONI

“Occorre che l’Europa si rafforzi con una politica estera unica e una difesa comune”, ha detto a Bruxelles Berlusconi. Questo, ha aggiunto, “porterebbe a molti milioni di euro di risparmi e farebbe tornare l’Europa una potenza mondiale capace di sedersi al tavolo delle grandi potenze militari e avere un ruolo nel futuro del mondo”. Si tratta di uno scenario credibile? “Assolutamente sì”, ha spiegato il generale Tricarico. “È uno scenario credibile se ci si incammina lungo il sentiero virtuoso della difesa europea; se oggi l’Europa fosse in tutto e per tutto un organismo comunitario, sicuramente la sommatoria degli sforzi europei, non soltanto in termini di risorse finanziarie ma anche in termini di tecnologia e skill sul terreno, non potrebbe che essere una potenza militare di dimensione globale”, ha rimarcato Tricarico.

IL RISCHIO DI UN ASSE PARIGI-BERLINO

Eppure, occorre vigilare affinché il processo avvenga nel rispetto degli interessi nazionali dell’Italia. “Fino ad ora – ha detto Tricarico – abbiamo sentito molti proclami, definiti addirittura storici, ma nei fatti c’è il sospetto che certe iniziative siano fatte per far mettere le mani sul malloppo a due Paesi: Francia e Germania”. Secondo il generale, l’intenzione di Parigi e Berlino è “sviluppare un caccia di quinta generazione che non serve, accedendo verosimilmente ai fondi comuni europei”. Se questa è la strada, ha spiegato, “non solo non è quella giusta ma è addirittura controproducente e anti-europea”. Le ragioni per guardare “con spirito critico le grandi dichiarazioni sulla difesa europea ci sono”. Difatti, ha ricordato il presidente della Fondazione Icsa, “un caccia di quinta generazione già c’è e se ne stanno dotando altri Paesi; perciò, la via giusta sarebbe europeizzare l’F-35 che sarà la spina dorsale delle forze aero-tattiche europee”.

IL PERCORSO SUGGERITO DA TRICARICO

L’iter suggerito da Tricarico per “disegnare un’identità europea nel settore della difesa” si compone di tre passi. Il primo, “concettuale e dottrinario”, prevede che “gli Stati maggiori europei (magari anche quello britannico) si siedano insieme per partorire una dottrina militare moderna, adeguata ai tempi e agli scenari di utilizzo dello strumento militare, oggi assorbiti dalla guerra asimmetrica”. Definita la dottrina, il secondo passo è “vedere quale strumento militare possa essere adeguato a metterla in campo”. Terzo, infine, si potrà verificare “quali sono le capacità che mancano per costruire uno strumento militare coerente a questo puzzle”. L’unica alternativa a questi tre passi, ha affermato Tricarico, è “mettere in piedi quelle capacità che già da ora, a prescindere dalla dottrina che comunque dovrà essere definita, sappiamo che saranno necessarie: intelligence, unmanned, rifornimento aereo, forze speciali, caccia aero-tattici di quinta generazione, e sistemi complessi di comando e controllo, solo per citarne alcune”.

LA (NON) GAFFE SU NATO E RUSSIA

Dal viaggio a Bruxelles di Berlusconi non è passata inosservata l’uscita su Russia e Alleanza Atlantica: “Sono riuscito nel 2002 a fare entrare la Federazione russa nella Nato”, ha ricostruito il leader del centro destra. Sicuramente un lapsus, poiché la Russia non è mai entrata nella Nato, ma non un’errore madornale come hanno denunciato in molti (soprattutto il Movimento 5 Stelle). “Tutt’altro che una gaffe”, ha detto Tricarico. Nel 2002, infatti, durante il Summit a Roma, le porte dell’Alleanza si aprirono alla Russia, sospinte da quello che è passato alla storia come lo Spirito di Pratica di Mare. “In quella riunione – ha ricordato Tricarico – fu ideato il Consiglio Nato-Russia, concepito dal governo italiano per combattere il nemico comune: il terrorismo internazionale”. Certo, poi le cose sono cambiate, con l’intervento russo in Georgia nel 2008 e poi nel 2014 con la guerra russo-ucraina, che ha portato il Consiglio a chiudere i battenti fino alla riapertura del 2016. Eppure, oggi sembra necessario il ritorno a quello spirito che nacque su iniziativa del governo Berlusconi. “Lo vado dicendo da quando la Russia è stata marginalizzata, tirata fuori dal G8 e additata quale nemico numero uno – ha detto Tricarico – il terrorismo deve essere affrontato utilizzando questo tavolo”. Non bisogna inoltre dimenticare che nel 2002 l’ipotesi di adesione della Russia all’Alleanza era piuttosto credibile. “All’epoca – ha ricordato Tricarico – erano previsti una serie di step e di partnership progressive per portarla a una piena membership nella Nato”.

SE LA POLITICA DI DIFESA RESTA FUORI DAL DIBATTITO POLITICO

Il viaggio europeo di Berlusconi ha comunque avuto il merito di aver riacceso i riflettori sulla difesa comune e sulla Nato, sebbene per poco e con scarso approfondimento. Pochi giorni fa, su Formiche.net il generale Carlo Jean ha definito la politica estera, di sicurezza e di difesa “la grande assente del dibattito elettorale”. “Sono d’accordo al centro per cento”, ha detto Tricarico. “L’aspetto preoccupante – ha concluso – è che è assente da sempre; e ciò riflette l’assenza di cultura della difesa nella comunità nazionale, dalla politica alla stampa fino all’opinione pubblica”.

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