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+Europa, noi andiamo avanti con o senza Pd. Parla Falasca

Bonino

Abbiamo la sensazione che, per l’intero Continente, le prossime elezioni politiche italiane siano un crocevia potenzialmente decisivo per la tenuta dell’area euro e per il futuro dell’Unione Europa, come lo sono state le recenti elezioni presidenziali francesi. Con questa consapevolezza è nata la lista +Europa con Emma Bonino, che offre agli elettori una prospettiva dichiaratamente europeista e riformatrice in un quadro politico che sempre più si divide tra sostenitori della società aperta e sostenitori della chiusura, del sovranismo, del nazionalismo. Di questo vorremo discutere – e riprendere a discutere prima possibile – se non fosse che un “pasticcio” contenuto nell’attuale legge elettorale ci ha costretto a difendere il diritto alla partecipazione elettorale della nostra lista e di chiunque si trovasse o si troverà nella nostra situazione.

La vicenda merita un briciolo di attenzione, è complessa e apparentemente tecnica, ma come diceva Manzoni, è nel latinorum che si nasconde la violenza del sopruso.
Secondo l’interpretazione della nuova legge elettorale finora prevalsa al Viminale, sui moduli di raccolta delle firme devono essere indicati sia i candidati per la parte proporzionale, sia quelli per la parte uninominale. Una lista tenuta a raccogliere le firme per presentarsi alle elezioni (di fatto, solo +Europa e forse Forza Nuova e Potere al Popolo…) deve cioè indicare nei moduli i suoi candidati nei listini proporzionali ma anche i 348 candidati dei collegi uninominali di Camera e Senato. Sembra pacifico, no? Lo è se questa lista intende partecipare alle elezioni come lista autonoma, non apparentata con nessuno. Se invece questa lista intendesse apparentarsi con altre liste, esentate dalla raccolta firme, dovrebbe secondo l’interpretazione rigida data dal Viminale indicare nei moduli non solo i propri candidati del proporzionale ma anche tutti i candidati di coalizione nei 348 collegi. E come possiamo sapere dove si candideranno Renzi, Gentiloni, Minniti, Martina, Fassino, Lorenzin e tutti gli altri candidati nei collegi? Lo sapremmo, se va bene, pochissimi giorni prima del deposito delle liste previste per il 29 gennaio. Potremmo anche saperlo un’ora prima del termine per il deposito, perché questi sono i tempi fisiologici delle intese politiche. E può una lista raccogliere quasi 30mila firme suddivise in 63 collegi plurinominali in pochi giorni o in poche ore? No, non può. Dicono molti osservatori che il Pd ci riuscirebbe e molti esponenti di quel partito hanno pubblicamente offerto la loro disponibilità a sostenere il nostro eventuale sforzo. Di questo li ringraziamo, ma crediamo che il diritto è tale se pone tutti in condizioni di pari dignità e forza: non è affidando le sorti di una lista alla “benevolenza” di un’altra che si assicura l’accesso dei cittadini alla partecipazione democratica, sancito dalla Costituzione. Non abbiamo la sfera di cristallo e non siamo giudici costituzionali, ma lasciateci nutrire qualche dubbio sulla costituzionalità di tale norma, o meglio della sua interpretazione. Un giorno forse la Consulta, se le cose non cambieranno, potrebbe interessarsi alla vicenda e l’Italia si troverebbe per l’ennesima volta con una legge elettorale parzialmente caducata da un giudizio di illegittimità. Lasciateci aggiungere che se la cosiddetta “quarta gamba” del centrodestra non godesse di una delle tante esenzioni assicurate dalla legge elettorale, tale forza politica avrebbe lo stesso nostro problema e dovrebbe indicare nei propri moduli i collegi dove si candidano Salvini, Meloni, Brunetta e tutti gli altri 300 e passa candidati uninominali.

A oggi, dunque, l’unica strada possibile è organizzarci (come stiamo facendo) per una presentazione autonoma della lista alle prossime elezioni. Fino a ieri qualcuno ci diceva “se vi alleate con il Pd, portate acqua al mulino di Renzi…”. Oggi sentiamoci dirci da qualcun altro “se andate da soli, favorite i populismi”. Noi vorremmo “solo” occuparci di difendere e promuovere il sogno europeo e le prospettive dell’Italia in Europa, portando nel prossimo parlamento una visione positiva e costruttiva del futuro. E crediamo che, comunque vada a finire questo pasticcio, rappresenteremo l’unica vera novità della prossima campagna elettorale, perché siamo gli unici totalmente immuni al virus del sovranismo e dell’etno-nazionalismo, come usa dire Benedetto Della Vedova. Mettiamola così: siamo un vaccino europeista.

 


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