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C’era una volta Finmeccanica. Il generale Tricarico e il caso Orsi (Finmeccanica)

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“Senza battere ciglio, è stata messa in ginocchio la più grande società italiana del settore aerospazio e difesa”. Parola del generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa e già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, che ad Airpress ha commentato la recente assoluzione degli ex vertici di Finmeccanica dall’accusa di corruzione per l’affare indiano.

Giuseppe Orsi, ex ad di Finmeccanica, e Bruno Spagnolini, ex ad di AgustaWestland, erano stati condannati in primo grado per false fatturazioni in merito al contratto del 2012 con l’India per la consegna di 12 elicotteri per circa 560 milioni di euro. Nel processo d’appello è arrivata anche la condanna per corruzione internazionale, prima del rinvio da parte della Cassazione per un appello-bis. Ora, i giudici milanesi hanno stabilito che “non vi è prova sufficiente per dimostrare che i fatti sussistano”, assolvendo i due manager da entrambe le accuse. La vicenda, ha spiegato Tricarico, richiede una riflessione generale che coinvolge tutti, dall’industria alla giustizia, passando per l’informazione.

“Prima di tutto, Finmeccanica ha perso due dirigenti di assoluto valore”, ha detto il generale. “Non bisogna dimenticare – ha aggiunto – che Giuseppe Orsi è stato colui che ha portato AgustaWestland ad essere leader mondiale nel settore degli elicotteri, con capacità di affermazione su tutti i mercati che forse è mancata da parte dei successori”. Chi è venuto dopo, “sebbene persone sempre rispettabilissime, non è stato capace di mantenere quel ritmo e quella proficiency nella ricerca dello stato di salute dell’azienda”. Ora, ha spiegato l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, “bisognerà recuperare ma non è un’impresa facile; l’attuale amministratore delegato (che presenterà a fine mese il nuovo Piano industriale, ndr) si sta riorganizzando ma dovrà recuperare un gap di sistema non facile”.

Secondo Tricarico, la vicenda ha prodotto un doppio ordine di danni. Il primo, “forse più rilevante”, di tipo personale, “distruggendo la vita di due persone che hanno interpretato al meglio il proprio lavoro portando l’azienda alla sua massima crescita. Conosco da tanto tempo Giuseppe Orsi, una persona innamorata del proprio lavoro ancora oggi. Persino nel periodo di detenzione – ricorda il generale – scriveva all’allora presidente del Consiglio non per lamentare la sua condizione, ma per evitare che venissero fatti errori da parte del management di Finmenccanica”. Adesso, “qualcuno dovrà inoltre interrogarsi su come indennizzare queste persone, trattate spesso come appestati”. Per Spagnolini, ex ad di AgustaWestland, ad esempio, “si potrebbe verificare se non sia il caso di invitarlo a inserirsi nuovamente in Leonardo che, da quello che so, è alla ricerca di manager capaci”.

Se questo tipo di danni sono ormai messi a fuoco, “resta invece sottovalutato il secondo ordine: i danni all’azienda”. Eppure, quello che è avvenuto è abbastanza chiaro: “Si è messo in ginocchio un asset nazionale strategico, e per giunta senza battere ciglio”, ha detto il generale Tricarico. “La vicenda giudiziaria ha colpito la più grande azienda italiana del settore, che ancora oggi sta pagando le conseguenze della voragine che è stata creata a livello manageriale, avendo inciso anche sul mood dei manager a cui, in un mercato così competitivo, è richiesto particolare coraggio”.

Una riflessione complessiva dovrebbe però riguardare anche il mondo dell’informazione. “In un mercato così spietato è chiaro che anche delle piccole smagliature vengano colte al volo dalla concorrenza per danneggiare un competitor nei mercati internazionali. Figuriamoci che grande vantaggio possono fornire titoloni a quattro colonne”. Anche sul modo di informare, ha spiegato Tricarico, “sulla risonanza e sulla prospettazione esterna, si può dare un incommensurabile vantaggio alla concorrenza”. È forse arrivato il momento per capirlo: “Da noi c’è sempre una certa esagerazione mediatica soprattutto sulle questioni che riguardano la giustizia, senza aspettare di capire come il processo vada a finire”. Per questo, ha detto il generale, “ho apprezzato l’invito alla prudenza che ad ottobre il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ha invitato ai pm sull’iscrizione nei registri degli indagati. C’è bisogno di maggiore accuratezza e prudenza, anche perché il risultato può essere questo: un danno personale difficilmente indennizzabile e la lesione di un interesse strategico nazionale che può durare per anni”.

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