L’ultima analisi dell’istituto Lorien sul prossimo voto politico offre alcuni interessanti spunti di riflessione. Il primo riguarda le fake news, problema ormai assurto a tema di battaglia planetaria, al pari del riscaldamento globale. Eppure fino a non tanti mesi fa, la percezione da parte del cittadino era davvero minima. Oggi non è più così. Una massiccia campagna da parte di governi e leader ha messo la questione al centro del dibattito. Persino il papa ne ha fatto recente oggetto di riflessione attraverso un geniale paragone: le prime vittime di fake news furono Adamo ed Eva.
Questa nuova consapevolezza si ritrova nel sondaggio della Lorien. Per i suoi analisti dai dati emerge che per quasi tutti gli italiani (ben il 94 per cento!) le fake news possono alterare l’esito elettorale. Ma portatori di fake news non sono solo i social (lo pensa il 38% in salita del 6% rispetto al novembre scorso): emerge anche una antica diffidenza verso i mezzi di informazione più tradizionali, che anzi ottengono persino una percentuale maggiore (il 46 per cento).
Qualche spunto di riflessione lo offre anche l’analisi dei dati sull’orientamento al voto. Premettiamo che anche il sondaggio Lorien, al pari di altri, mostra un risultato che non porta a una maggioranza certa per nessuno dei contendenti.
In testa c’è un centrodestra con il 34 per cento, in salita rispetto a due settimane fa, ma ancora ben lontano dall’obiettivo di una maggioranza autosufficiente. All’interno dello schieramento prevale una Forza Italia in crescita, accreditata di quasi il 16%, contro la Lega in calo di un punto e ora a poco più del 12%. Cresce il partito della Meloni, al 4 per cento, mentre resta stabile a circa un punto e mezzo la quarta gamba centrista di Noi con l’Italia.
Primo partito, ma secondo rispetto agli schieramenti, resta comunque il Movimento 5 Stelle con poco più del 29 per cento e, novità, in calo di uno 0,7.
Un dato che assume maggior interesse alla luce di quanto avviene nel centrosinistra. Il Pd torna a crescere, questa è la notizia. E cresce in due settimane di oltre mezzo punto. Non solo: crescono, anche se di decimi di percentuale, due delle tre liste della coalizione che però, di fatto, sono poco sopra la quota minima dell’1 per cento. Ma grazie al Pd ora il centrosinistra naviga al 28%, più vicino a una rimonta nei confronti del partito di Grillo e Di Maio.
A stupire è però l’intreccio tra le intenzioni di voto, le previsioni degli intervistati su chi vincerà le elezioni e l’opinione su chi è più adatto a governare l’Italia. Infatti se nel sondaggio prevale il centrodestra e Silvio Berlusconi è indicato come probabile vincitore delle elezioni (seguito in ordine da Di Maio, Renzi, Salvini e uno staccatissimo Grasso) non è lui a essere considerato quello più adatto a governare, ma Matteo Renzi e Luigi Di Maio (pari al 17%) con il Cav in terza posizione al 14%. Ma dai dati emerge forte un altro dato: il 22% per cento ritiene che nessuno degli aspiranti premier è adatto a governare. E allora chi?
Curiose anche le previsioni sul possibile governo dopo il voto, se – come probabile – nessuno dei contendenti potrà farlo da solo. In testa c’è un governo del presidente o tecnico. Ma tra i governi politici il più probabile, nelle previsioni degli intervistati, non è la larga coalizione Pd-Fi (ottiene solo il 3 per cento). A prevalere sono una alleanza Pd-Sinistra o Pd-M5s. Entrambe le ipotesi, per il momento, ritenute dagli osservatori e dagli interessati assai improbabili. Ma in Italia mai dire mai.
(Fonte tabelle: Lorien WPP)