Comincia all’insegna della massima tensione la campagna per le prossime presidenziali in Eigitto, in programma il prossimo marzo 26 e 28 marzo e che con tutta probabilità si concluderà con un plebiscito per l’attuale capo di Stato Generale Abedl Fattah al-Sisi. L’episodio più eclatante risale a stamattina, quando è stato aggredito il generale Anan Hisham Geneana, già capo dell’Autorità anti-corruzione nominato dal presidente della Fratellanza Musulmana Mohammed Morsi poi deposto con il golpe del 2013. Stretto collaboratore del generale egiziano Sami Anan, Geneana aveva esternato l’intenzione di sfidare al-Sisi ma era stato bloccato dalla Procura Militare. Secondo fonti di sicurezza, Genena sarebbe stato aggredito da tre persone armate di coltello e temperini mentre usciva di casa a New Cairo, alla periferia della capitale.
È attesa per domani invece la candidatura di al-Sayed al-Badawy, buisinessman con interessi nei settori media e farmaceutico nonché leader del partito liberale Wafd. Un rappresentante di Badaway ha presentato richiesta ufficiale affinché il suo uomo sia sottoposto agli esami medici di routine propedeutici all’impegno elettorale. La decisione su una candidatura di Badawi è delegata ora alla direzione del suo partito, che con 46 seggi è la terza forza presente in Parlamento. Ma è chiaro che si tratta di una candidatura di bandiera, che nulla potrà mutare i giochi già scritti nei palazzi del potere,
LA partita per Badawy e per gli altri sfidanti sarà inoltre resa quanto mai accidentata da cavilli e boicottaggi. Essi hanno tempo per registrarsi fino a dopoodomani, dopo di che, per partecipare al voto, dovranno raccogliere almeno 25 mila firme degli elettori in almeno 15 dei 27 governatorati del paese e ottenere il sostegno di almeno 20 parlamentari, notoriamnente riottosi a fare uno sgarbo ad al-Sisi.
Finora, chi ha tentato l’avventura si è trovato in situazioni pressoché insostenibili. Le settimane scorse avevano annunciato di rinunciare alla candidatura l’ex premier Ahmed Shafiq, che perse di misura contro Morsi nel 2012, e Anwar Sadat, un nipote del defunto presidente della pace con Israele. Anche questi due potenziali candidati avevano lamentato intimidazioni e ostacoli al loro tentativo di opporsi a Sisi.
Infine nelle ultime ore si sono registrate altre due uscite di scena eccellenti. Nei giorni scorsi è stato escluso dalla corsa l’ex capo di Stato Maggiore delle Forze Armate egiziane Sami Anan, finito sotto inchiesta con l’accusa di aver violato le leggi militari. Chiude il cerchio l’esclusione di Khaled Ali, noto attivista per i diritti umani che han annunciato di aver gettato la spugna in una conferenza stampa al Cairo motivando il suo gesto con il “gran numero di arresti” di suoi militanti e denunciando un “clima” avverso fatto di ostacoli e intimidazioni nella raccolta firme per la sua candidatura,
Salvo colpi si scena, ci avviamo dunque verso un nuovo plebisicito per al-Sisi (alle ultime elezioni vinse con il 97% dei suffragi), probabilmente contro uno o più concorrenti di facciata che serviranno a salvare le apparenze di un voto democratico.