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Iran, i morti aumentano, l’Europa resta timida, il regime accusa e gli Usa preparano nuove sanzioni

La crisi iraniana con le sue proteste non si attenua. Di ora in ora il bilancio si aggrava. Sono almeno 23 le persone che hanno perso la vita finora. Secondo i media, si contano due morti a Najafabad, nella provincia di Isfahan, e altri due a Khomeinishahr. Inoltre sei persone sono state uccise a Ghahderijan (Isfahan), tre a Tuiserkan (Hamedan) e tre a Izeh (Khuzestan). Ci sono state poi quattro vittime a Doroud  e tre a Shahinshahr (Isfahan). Il vicegovernatore per la sicurezza di Teheran, Ali Ashgar Nasserbakht, citato dall’agenzia semiufficiale iraniana Ilna ha parlato di 450 manifestanti arrestati da sabato scorso, 30 dicembre.

ECCO L’ITALIA E LA UE

Il capo della Corte Rivoluzionaria della provincia di Teheran, Moussa Ghazanfarabad, ha detto oggi che alcune delle persone arrestate durante le proteste nel Paese potrebbero essere accusate di ‘Muharebeh’ (guerra contro Dio), un reato che prevede la pena di morte.

Le reazioni internazionali naturalmente non possono non tenere conto dell’aggravamento della situazione. Una nota del ministro degli Esteri tedesco ha dato il via ad un comunicato scarno di un portavoce della commissione europea e ad una dichiarazione del titolare della Farnesina, Angelino Alfano. “Stiamo seguendo con grande attenzione le proteste in Iran: sia le rivendicazioni dei manifestanti, sia le parole del presidente Rohani. Ci attendiamo che siano garantite le pacifiche libertà di manifestazione e di espressione nel rispetto della legge, senza alcuna violenza da parte delle autorità, né dei dimostranti”. Non sapendo bene quale piega prenderà le proteste la linea italiana ed europea è salomonica. Stiamo con tutti ma mi raccomando a non farvi male…

IL REGIME IRANIANO

La posizione del governo di Teheran d’altra parte sembra volta a denunciare il fatto che non si tratta di proteste vere ma alimentate artatamente da qualcuno. Per la prima volta filtrano anche i nomi dei Paesi accusati dalle guardie rivoluzionarie. Un ufficiale iraniano ha infatti dichiarato espressamente che Arabia Saudita, Stati Uniti e Regno Unito sono i maggiori “player” dietro le proteste antigovernative che stanno infiammando l’Iran. Questi Paesi starebbero muovendo una guerra per procura via social media ed internet, ha dichiarato Ali Shamkhani, segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale dell’Iran. A conferma delle sue affermazioni, ha spiegato che sulla base delle loro analisi, circa il 27% dei nuovi hashtag anti iraniani sono generati dal governo saudita.

LA POSIZIONE DI ANKARA

Questa interpretazione è condivisa anche dalla Turchia. Il ministero degli Esteri di Ankara ha infatti emesso un comunicato nel quale si legge che: “la Turchia esprime preoccupazione per le proteste che vanno avanti in strada, per i morti e per gli attacchi subiti dagli edifici pubblici. Attribuiamo estrema importanza alla difesa della stabilita’ e della serenita’ della societa’ iraniana, un popolo amico e fratello. La Turchia desiderache in questa fase siano evitate ingerenze dall’estero e frasi apertamente provocatorie, dette al fine di favorire una escalation di scontri e violenze”.
La linea di difesa del regime è segnata quindi e registra non solo quindi il sostegno russo ma anche quello turco, sempre più lontano dalle posizioni di Washington.

TRUMP RILANCIA

Gli Stati Uniti non mollano la presa, anzi. L’ammnistrazione di Donald Trump sta facendo pressioni su diversi Paesi perchè sostengano il diritto degli iraniani a protestare in modo pacifico ed è pronta a imporre nuove sanzioni se le autorità di Teheran decidessero di reprimere con la forza le manifestazioni di piazza in corso in Iran da giovedì scorso. E’ quanto hanno detto al Wall Street Journal fonti americane, precisando che le sanzioni potrebbero colpire i Guardiani della rivoluzione, per minimizzare i danni economici agli iraniani coinvolti nelle proteste.
“Stiamo incoraggiando tutti i Paesi del mondo a condannare pubblicamente la violenza del governo e a sostenere i diritti legittimi ed essenziali di quanti protestano – ha detto al Wsj Brian Hook, il direttore dell’ufficio politico del Dipartimento di Stato – sappiamo che i Guardiani della rivoluzione hanno un grande ruolo nelle decisioni e nelle azioni del governo”.

Nell’ultimo tweet pubblicato ieri ha scritto: “L’Iran sta fallendo a tutti i livelli nonostante il terribile accordo fatto
con loro dall’amministrazione Obama. Il grande popolo iraniano è stato represso per molti anni. È affamato di cibo e libertà. Insieme ai diritti umani, la ricchezza dell’Iran viene
saccheggiata. È TEMPO DI CAMBIARE!”.


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