Ogni ragione è buona per i giornali per dare addosso al Movimento 5 Stelle. Certo, il partito fondato da Beppe Grillo e Casaleggio offre molti spunti… Come negarlo? Allo stesso modo, sarebbe esiziale commettere lo stesso errore compiuto negli Stati Uniti con Trump e nel ’94 (e successivamente) con Berlusconi. Il Movimento ha già dimostrato di avere consensi enormi nel Paese e dopo cinque anni di legislatura, e anche dopo l’esperienza della Raggi a Roma, non ci sono segni di crisi.
L’incoronazione di Di Maio – troppo banalmente sbeffeggiato dai media e dai partiti tradizionali – ha notevolmente rafforzato le aspirazioni di un salto di qualità che Formiche ha sempre cercato di raccontare, senza ovviamente negare tutte le contraddizioni (sulla politica estera, solo per fare un esempio).
Se si guarda alla maratona elettorale che il candidato premier di M5S ha già iniziato c’è da restare a bocca aperta. Anche per la scelta, lungimirante e comunque non scontata, di puntare al nord e non solo al sud dove già sono forti. Il percorso delle Parlamentarie sarà ricco di difetti, tecnici e politici, ma anche qui siamo in presenza di un tentativo di partecipazione abbastanza unico e non ancora imitato.
La notizia infine che scelga di candidarsi una personalità dello spessore di Emilio Carelli la dice lunga sul tentativo di affrancarsi dalla idea che tutto si fermi nel grido catartico del Vaffa. Nonostante l’ottimismo di Di Maio è ancora improbabile pronosticare la vittoria del Movimento 5 Stelle (la legge elettorale favorisce indubbiamente le coalizioni) ma, da parte dei media main stream, puntare tutto sul ridicolizzarli è un errore che potrebbe risolversi in una beffa.