Conosco Valeria Fedeli da 40 anni e so che ce la sta mettendo tutta, ma il sistema scolastico e formativo italiano è veramente messo malissimo ed è all’indice delle graduatorie comparate internazionali. Tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali e non per meriti: dalle assistenti che non aiutano un disabile ad andare in bagno, ai professori che molestano le alunne e gli alunni, agli asili nido lager dove le maestre picchiano i piccoli, all’alternanza scuola lavoro che viene definita – ultima nelle graduatorie – come “sbilanciata sulle conoscenze teoriche, trascurata sulle applicazioni pratiche, accentua la frattura tra cultura e vita e appiattita sulle logiche di mercato, dominata dalla ricerca del profitto a scapito della formazione umanistica”.
Ci ritroviamo così con un abbandono scolastico che sfiora il trenta per cento e la disoccupazione giovanile che arriva al quaranta per cento. Quale sarà l’impegno del nuovo governo dopo il 4 marzo? Ecco di questa nostra scuola che va salvata dal declino nessuno parla, nessuno si impegna. Torniamo con urgenza a riscoprire il valore vero, autentico e reale della didattica, di quella didattica, cioè, che trasmette saperi, conoscenze da tradursi in abilità e non lasciamoci naufragare in quella miniera di progetti che ogni giorno vengono diramati alle scuole.
I nostri alunni non sanno più coniugare i verbi, non sanno leggere, non sanno scrivere una frase semplice, non conoscono le regole elementari e la scuola di oggi che fa: continua a fare un mare di progetti che non accrescono affatto le abilità linguistiche e comunicative ma stanno solo affossando la scuola facendole perdere sempre più i suoi connotati di luogo di crescita e di conoscenze. La scuola ha bisogno di rafforzare le conoscenze che stanno diventando sempre più labili ed evanescenti. Alcune scuole sono diventate piccole aziende dove i docenti hanno perduto la loro funzione educativa e formativa, soffocati da mille scartoffie e stritolati da un sistema che ha smarrito la sua bussola e soprattutto non verifica il loro merito, costretti ad assolvere ai dettami dirigenziali.
Cerchiamo di riportare la scuola nel suo originale alveo, torniamo a insegnare la grammatica italiana, la matematica, le lingue straniere. Cerchiamo di preparare una generazione di alunni preparati che si approprino delle competenze importanti per la vita lavorativa e che sappiano risolvere i problemi reali che, di volta in volta, si presentano e rendiamo la scuola più formativa anche con i nuovi mezzi di informazione che sono veramente potenti. Riflettiamo.