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L’incontro con Theresa May e le geometrie variabili di Emmanuel Macron

Dopo il viaggio “commerciale” in Cina e il patto del Quirinale in Italia, Macron rilancia e rafforza la cooperazione militare con il Regno Unito. Un approccio a geometrie variabili in cui il presidente francese sembra andare oltre la volontà di ergersi a nuovo leader dell’Unione europea (approfittando degli ultimi mesi di debolezza tedesca) mostrando di trovare particolarmente stretti i panni europeisti. E così, in barba alla difesa comune europea, Macron rafforza la cooperazione bilaterale con il Regno Unito: Londra invierà tre elicotteri nel Sahel per supportare le forze francesi, mentre Parigi parteciperà al battlegroup Nato che il Regno Unito guida in Estonia.

LA POLITICA DI MACRON

I recenti viaggi del presidente francese hanno fatto maggiore chiarezza sulla sua politica estera: europeismo sì, ma solo a guida francese e con una forte connotazione bilaterale. Tutto ciò a beneficio degli interessi di Parigi, come aveva già dimostrato la visita in Cina, durante la quale fu accompagnato da oltre 50 tra imprenditori, manager e funzionari. L’annuncio di una serie di contratti (tra cui la maxi vendita di 184 A320 di Airbus) aveva chiarito l’intreccio tra business e diplomazia frutto dell’abile pragmatismo di Macron. Ora, lo stesso pragmatismo viene applicato in ambito europeo. Con l’Italia l’istituzione di una relazione speciale (al pari di quella in vigore con la Germania) e con Londra un rilancio della cooperazione militare che securizza il rapporto tra i due Paesi in vista della Brexit che si compirà il prossimo anno.

L’IMPEGNO BRITANNICO…

Così, durante il vertice di oggi a Londra, presso la Royal military academy sanhrst, il premier britannico Theresa May annuncerà l’invio in Mali di tre elicotteri Chinook della Raf in appoggio alle forze francesi schierate nel Sahel per il contrasto al terrorismo e ai traffici illegali. I velivoli verranno impiegati nell’Operazione francese Barkhane, aggiungendosi ai voli per il trasporto aereo strategico già forniti dall’Aeronautica di Sua Maestà. “Il personale militare britannico non sarò coinvolto in operazioni combat”, ha tenuto a specificare Downing Street in una nota. Il dispiegamento degli elicotteri però “salverà vite – prosegue la nota – evitando di dover spostare truppe sul terreno lì dove sarebbero più vulnerabili agli attacchi”. Oltre ai Chinook, la May dovrebbe annunciare anche l’aumento del contributo al peace keeping dell’Onu con l’invio di altre unità in Sud Sudan e Somalia (due tra i Paesi più instabili dell’intera area).

Accanto al dispositivo militare, il Regno Unito destinerà anche nuovi aiuti militari per 50 milioni di sterline a Mali, Niger, Chad, North Camerron, Burkina Faso e Mauritania, insieme a un programma di assistenza dell’Home Office ai Paesi partner del continente impegnati nel contrasto al traffico criminale di migranti. Da notare (considerando la polemica nostrana sull’invio di soldati italiani in Niger) che il Regno Unito rafforza così la presenza in una regione che considera di proprio interesse per il contrasto al terrorismo e ai traffici illegali, nonostante sia molto meno esposta (quanto meno geograficamente) ad entrambi i fenomeni rispetto all’Italia.

…E QUELLO FRANCESE

In cambio del rinnovato impegno britannico in Africa e in particolare nel Sahel, la Francia si impegnerà ad aderire nel 2019 al battlegroup Nato, a guida britannica, che è schierato in Estonia. Le truppe francesi entreranno così nella Enhanced Forward Presence (Efp) dell’Alleanza, decisa al Summit di Varsavia nel 2016 con chiari intenti di deterrenza nei confronti nella Russia. Si tratta di una forza combat-ready, a rotazione persistente tra i Paesi baltici e la Polonia.

DAI CAVALLI AGLI ARAZZI

Con questo nuovo accordo bilaterale, il presidente Macron sta dimostrando di saperci fare, anche sul lato della diplomazia e del simbolismo. Se in Cina era stato il dono del cavallo ad aprire i colloqui con Xi Jinping, a Londra sarà il celebre arazzo di Bayeux ad addolcire i colloqui che si preannunciano caldi soprattutto sul fronte immigrazione. L’opera d’arte verrà prestata per la prima volta al Regno Unito, dopo una vita intera sul solo suolo francese. Risalente all’XI secolo, ritrae la battaglia di Hastings (1066) con cui Guglielmo il conquistatore guidò la conquista normanna dell’Inghilterra, unica volta nella storia in cui l’isola fu invasa da un esercito straniero. Per Xi Jinping, amante dei cavalli, il dono nascondeva un raffinato gioco linguistico: “in mandarino, Ma significa cavallo, e questo ha permesso di associare al regalo in sé il nome di Macron. Macheron avrebbe il significato di Cavallo che trionfa sul drago; è dunque un’ ottima operazione di simbologia animale, alla quale i cinesi sono molto attenti, come dimostra il loro calendario”, ha notato Jean Pierre Darnis, direttore del programma Sicurezza e difesa dello Iai su L’Indro. Ora, per la May, il prestito dell’arazzo (che secondo il Guardian durerà cinque anni) sta a significare la specialità delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, a lungo nemici e ora, forse proprio in virtù di quella storia di divisione, alleati. Un racconto, dietro l’arazzo, su cui Macron sta costruendo un nuovo asse bilaterale. Gli altri Paesi dell’Ue (Germania e Italia in testa) sono avvisati.


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