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Nell’uovo di Pasqua il nuovo governo della Merkel con i riottosi socialisti

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Che Grossa Coalizione sia. Ma sarà possente, vasta, condivisa e, soprattutto, lunga? Guardando al passato la risposta è affermativa ma, soprattutto all’interno della Spd, sono ancora molti i membri, parimenti agli elettori, che si dicono scettici a riguardo.

È FATTA

Alla infine i tre leader dei partiti che formeranno – di nuovo – la Große Koalition si sono messi d’accordo. Sul palco della Willy-Brandt-Haus, sede nazionale dell’Spd situata nel cuore della Berlino Ovest, l’Unione e l’Spd hanno completato con successo i loro colloqui esplorativi, dichiarando così di voler iniziare i negoziati per la formazione di una grande coalizione. Dopo la maratona finale durata 24 ore, l’umore del leader dei socialdemocratici è alto e baldanzoso: “Credo che abbiamo raggiunto ottimi risultati”. Martin Schulz parla anche di colloqui “turbolenti”, ma dettati sempre da rispetto reciproco. Angela Merkel, dal canto suo, tira un sospiro di sollievo, scioglie un po’ il nodo della cravatta, strappa qualche sorriso e diversi elogi.

L’accordo, secondo Merkel, crea le condizioni per “poter vivere bene in Germania anche tra 10 e 15 anni” e, pur ammettendo che durante i negoziati ognuno “ha forzato la mano per far prevalere la propria posizione”, finalmente si sono messe le basi per un “governo stabile”. Anche Horst Lorenz Seehofer, leader della Csu e presidente bavarese, si è detto “molto soddisfatto”. “Per Pasqua – ha affermato Seehofer – il nuovo governo potrebbe stare in piedi”, quindi sei mesi dopo le consultazioni elettorali.

L’SPD E LA LISTA DEI DESIDERI

Per convincere i più scettici a pensare che la coalizione con l’Unione sia la pillola meno amara da digerire, il leader dell’Spd ha stilato un elenco dei punti positivi ottenuti nel corso dei negoziati. Tra questi ci sono, per esempio, due temi cari ai socialdemocratici: migranti e tasse. I partiti si sono messi d’accordo per permettere il ricongiungimento familiare dei migranti al ritmo di 1000 persone al mese e ponendo un limite all’ingresso che non dovrà oltrepassare i 220.000 migranti l’anno (nel 2015 erano stati accolti poco meno di 1 milione di persone, 280,000 nel 2016, quasi due terzi in meno, numero che scende ancora tra i richiedenti asilo nel 2017).

Sulla questione dello stato sociale la “sovrattassa di solidarietà”, detta anche Soli, vale a dire una tassa aggiuntiva istituita nei primi anni ’90 come misura temporanea volta ad aiutare i territori della Germania ex comunista, quindi dove l’AfD ha guadagnato molto e la Cdu perso parecchio, sarà progressivamente ridotta di 10 miliardi entro il 2021. Nonostante il divario tra le “due Germanie” sia ancora visibile 28 anni dopo la caduta del muro, alcuni sondaggi indicano che circa l’80 per cento dei tedeschi ritiene di aver già contribuito abbastanza. Dal 2011, inoltre, Soli ha raccolto più denaro di quanto abbia poi erogato, facendo quindi nascere dubbi sulla sua utilità.

Sull’argomento sanità si dovrebbe tornare al sistema per cui i contributi saranno condivisi in ugual misura tra datori di lavoro e lavoratori, mentre adesso questi pendono a sfavore dei secondi. Dall’altro canto, però, l’Unione l’ha spuntata sul fatto di non aumentare l’aliquota massima di imposta, come invece chiedeva l’Spd.

E ADESSO?

Il primo grande ostacolo interno all’Spd sarà il prossimo 21 gennaio, quando si terrà il congresso straordinario di partito chiamato a dare il via libera all’apertura dei negoziati di coalizione. Incassato il sì, e riuscendo “a procedere con velocità come fatto nel corso dei negoziati”, riprendendo le parole di Seehofer, entro Pasqua la Germania terminare la parentesi acefala. Riuscirà Schulz a far ricredere diversi membri del suo partito che vedono nella Grande Coalizione un’ulteriore sconfitta dopo aver sofferto il peggior risultato dalla nascita della Repubblica federale?


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