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Elezioni 2018, perché Stefano Parisi potrebbe correre fuori dal centrodestra

Il dado non è ancora definitivamente tratto, ma quasi. Alle politiche in programma il prossimo 4 marzo Stefano Parisi potrebbe presentarsi da solo, fuori dall’alleanza di centrodestra che comprende Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e la quarta gamba di Noi con l’Italia. Non è detto che vada così, ma a questo punto è assai probabile, almeno a giudicare dalle parole pronunciate oggi in conferenza stampa dal leader di Energie per l’Italia. Che ha detto molte cose e ne ha lasciate intendere ancora di più. In primis a proposito di Silvio Berlusconi che – a quanto si è capito – sarebbe in questa fase il vero scoglio all’ingresso definitivo di Parisi e dei suoi nella coalizione di centrodestra.

In questi giorni non l’ho sentito“, ha commentato laconico l’ex direttore generale di Confindustria. Che poi ha rincarato, senza fare nomi ma lasciandoli intendere: “C’è qualcuno nella coalizione di centrodestra che non ci ama tanto. Forse non ama la novità e il rinnovamento, ma sbaglia. Il Paese ha bisogno di una forza politica nuova che ridia dignità alla politica, non di nuovismo ma di qualità della politica“. La marcatura nei confronti del Cavaliere è a tutto campo e comprende pure le regionali in programma in Molise dove il centrodestra si appresterebbe a candidare a governatore il giudice Enzo Di Giacomo. “Forza Italia sta candidando un magistrato a presidente della Regione Molise e poi dicono che non vogliono magistrati in politica“, ha attaccato Parisi. Che stamattina – in un’intervista al Foglio – era stato ancora più duro nei confronti di Berlusconi, al punto di arrivare ad imputargli direttamente la decisione di Roberto Maroni di non ricandidarsi alla guida della Lombardia.

L’impressione è che da Arcore possa essere arrivato una sorta di veto ai danni di Parisi. O che, comunque, la candidatura del leader di Energie per l’Italia sia stata giudicata quanto meno con freddezza nel quartier generale berlusconiano. Così da generare la reazione di Parisi che in qualche modo sembra aver recepito il messaggio: “Non siamo stati invitati a riunioni sul programma e sui seggi, addirittura a Milano hanno cercato di non farci sostenere il candidato di centrodestra“. Il nodo sembra non solo politico: Parisi vorrebbe far parte della coalizione ma con la stessa dignità riconosciuta a tutti gli altri partiti. A pieno titolo, insomma. In caso contrario – ha affermato apertamente – il suo movimento si presenterà come un polo autonomo: “Chiediamo l’apparentamento con il centrodestra. Il nostro è un appello a Berlusconi, Meloni e Salvini: noi siamo il centrodestra e vogliamo aderire alla coalizione. Entro una settimana devono darci una risposta chiara“. Quasi un ultimatum, alla scadenza del quale Parisi scioglierà le sue riserve e deciderà il da farsi. L’ipotesi di una corsa in solitaria – al fianco del movimento Costruire Insieme di Ivo Tarolli e dei Civici Innovatori di Giovanni Monchiero – prende quota. E non ci sarà neppure il problema della raccolta delle firme con cui si è dovuta confrontare + Europa di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova grazie alle presenza parlamentare di Civici Innovatori, l’ala di Scelta Civica che non ha seguito Enrico Zanetti prima nell’alleanza con Denis Verdini e poi nella quarta gamba del centrodestra. Verso la quale Parisi ha speso parole piuttosto nette: “Non abbiamo aderito perché volevamo offrire un chiara formazione identitaria e nuova. Loro hanno realizzato una fusione a freddo tra piccole realtà che si sono messe insieme per fare un cartello elettorale“.

E Matteo Salvini? In questo caso il giudizio di Parisi è stato molto più morbido, a conferma del fatto che – dopo le incomprensioni degli inizi – tra il leader di Energie per l’Italia e alcuni esponenti del Carroccio, in particolare il braccio destro del segretario Giancarlo Giorgietti, è venuto a crearsi un buon feeling: “Cosa abbiamo in comune io e Salvini? I valori del centrodestra, un programma totalmente alternativo alla sinistra, crediamo che il lavoro si crei facendo investimenti non aumentando la spesa pubblica con i bonus. Salvini intercetta un malessere vero nel Paese, la sfiducia totale nello Stato, il tema dell’immigrazione. Poi certo, ci sono tante cose che ci dividono, però i toni antieuropei e antieuro sono stai superati e penso che si possano trovare delle possibilità per avere un programma di governo comune“. L’eventuale ingresso di Parisi nella coalizione di centrodestra, quindi, passerà inevitabilmente dal grado di sostegno che gli dimostrerà Salvini.

A prescindere da come andrà a finire questa trattativa – ha concluso l’ex amministratore delegato di Fastweb – c’è un pericolo fondamentale da cui il Paese deve guardarsi. E, cioè, che “si arrivi a un governo 5 stelle-Grasso, il governo dei magistrati, della decrescita felice, della spesa pubblica e della disoccupazione. C’e’ una grande responsabilità che oggi grava sui leader del centrodestra“. Qualunque cosa decidano, Parisi sarà comunque in campo.


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