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Deficit-Pil oltre il 3%? Di Maio non svegli il can che dorme

Un “controsenso assoluto per l’Italia e per il resto dell’Unione europea”. Il commissario agli Affari economici dell’Ue, Pierre Moscovici (qui l’editoriale di Formiche.net), bolla così la proposta del leader e candidato alla presidenza del Consiglio Luigi Di Maio di sforare il tetto del 3% del rapporto deficit-Pil. Una soglia, va detto, che già non è semplice mantenere. “Le soglie psicologiche non si superano e dunque non ha senso proporre di andare oltre il tetto del 3% del rapporto deficit-Pil”, commenta con Formiche.net Gustavo Piga, docente di Economia politica all’Università “Tor Vergata” di Roma. “Di Maio deve capire se il Movimento 5 Stelle vuole essere forza di governo. In tal senso ci sono spazi di manovra da usare in modo intelligente”.

Per lo studioso, in realtà, “rimanere in questa soglia è già di per sé molto vantaggioso” e se l’ex vicepresidente della Camera “vuole guidare un esecutivo lo deve capire – afferma Piga -. Basta riuscire ad ottenere da Bruxelles di rimanere al 3% per crescere perché, rispetto allo 0% che chiede l’Ue, vale 50 miliardi di risorse in più: si tratta di soldi che si liberano per gli investimenti pubblici, che fanno comodo all’Italia e che generano crescita. Dunque, meglio non svegliare il can che dorme visto che già il 3% ancora spaventa l’Unione europea”.

Oltre a questo, secondo il docente, “la mossa intelligente da fare per rassicurare l’Europa è quella di garantire una spending review nel mondo degli appalti e in quello della spesa per stipendi nella Pubblica amministrazione. Di Maio si impegni non a tagliare la spesa pubblica ma gli sprechi. Se inizio a costruire un ponte e poi non lo porto a compimento, quello non è una spesa è uno spreco, trasferimenti che non generano valore. Qui bisogna intervenire più sulle competenze che nella lotta alla corruzione. Se Di Maio fa una politica a tenaglia basata su deficit al 3% e spending review seria – politica che non mi pare finora abbia dimostrato neppure di comprendere – allora potrà spendere senza che nessuno gli dica, in particolare l’Europa, che noi italiani non sappiamo spendere e quindi non siamo autorizzati a farlo”.

In sostanza, aggiunge Piga, “lasciando il deficit-Pil al 3% e intervenendo con questo tipo di spending review si liberano 100 miliardi di risorse per fare investimenti pubblici che rilancerebbero la crescita e farebbero crollare il debito sul Pil”. E che di sicuro farebbero molto piacere a Bruxelles.


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