Nonostante lo shutdown avrà effetto anche sulla difesa americana, gli Stati Uniti non abbasseranno la guardia e manterranno ogni posizione. Parola di James Mattis, segretario alla Difesa Usa, intervenuto per rassicurare il Paese e gli alleati dopo l’inizio della crisi di bilancio che, inevitabilmente, coinvolgerà diversi servizi del Pentagono. Le operazioni all’estero proseguiranno normalmente, ma le attività di training e di manutenzione saranno probabilmente interrotte.
LO SHUTDOWN PIOMBA SUL PENTAGONO
Lo shutdown governativo è scattato a mezzanotte in seguito al mancato accordo in Senato sul bilancio federale. Come successo in passato (l’ultima volta era accaduto nel 2013 a Obama), ciò ha un duplice effetto. Primo, sospende interamente le attività considerate non essenziali. Per coloro che vi sono impegnati ciò significa congedo immediato, con probabile retribuzione retroattiva quando sarà raggiunto l’accordo sul bilancio (pratica affermatasi in via consuetudinaria). Secondo, comporta l’interruzione dei pagamenti per i dipendenti dei servizi essenziali, che continueranno così a lavorare ma senza essere pagati, con tutti i dubbi su ciò che questo comporta per l’efficienza dei servizi pubblici.
Tutto questo vale anche per la Difesa, sebbene, rispetto ad altri settori, sia generalmente considerata “più essenziale”. Come specifica la nota del Pentagono, “le operazioni essenziali proseguiranno e il personale militare continuerà ad operare in uno stato di servizio normale fino al momento in cui un budget non verrà approvato. Tuttavia, il personale civile non impegnato in attività esentate verrà inserito in uno stato di congedo non retribuito”. Certo, occorrerà ora capire meglio quali, nello specifico, saranno le attività sospese e quelle esentate, considerando che non esiste una lista specifica e che le comunicazioni vengono effettuate dai responsabili di agenzie ed enti. Ad essere interrotti saranno sicuramente i servizi di training, supporto alle famiglie dei militari, mantenimento e riparazione; ad essere colpiti saranno soprattutto i dipendenti civili e i riservisti.
LE CONSEGUENZE PER LE FORZE ARMATE
“Le conseguenza di uno shutdown sono molto chiare”, ha twittato la portavoce del Pentagono Dana W. White prima che scattasse la mezzanotte. “Senza un budget effettivo – ha aggiunto – le navi non riceveranno manutenzione e staranno a lungo lontano dai porti, gli aerei resteranno a terra mentre munizioni, addestramento e manodopera non saranno sufficienti per scoraggiare un conflitto”. In realtà, una volta appurata la bocciatura dell’accordo a Capitol Hill, James Mattis è sembrato molto più rassicurante. “Continueremo ad eseguire le operazioni quotidiane in tutto il mondo: le navi e i sottomarini resteranno in mare, i nostri aerei continueranno a volare e i nostri soldati continueranno a combattere i terroristi attraverso il Medio Oriente, l’Africa e l’Asia orientale”, ha detto il segretario alla Difesa. “Mentre le attività di training per i riservisti saranno ridotte – ha spiegato ancora Mattis – le forze attive rimarranno ai loro posti adattando la formazione in modo da ottenere il minor impatto negativo possibile sulla nostra prontezza a combattere”.
UN DUPLICE MESSAGGIO
Il messaggio del numero uno del Pentagono è doppio. Prima di tutto, rivolgendosi tra le righe ad eventuali avversari che potrebbero voler approfittare dello shutdown, Mattis si è assicurato di chiarire che gli Stati Uniti non abbasseranno la guardia in nessuno dei teatri in cui sono impegnati. “Il dipartimento della Difesa continuerà ad assolvere la propria missione di difesa del popolo degli Stati Uniti, degli alleati americani e degli interessi vitali Usa nel mondo”, ha detto il numero uno del Pentagono.
Poi, rivolgendosi invece ai soldati americani, ha voluto garantire il proprio supporto per gli effetti negativi che ci saranno sulle retribuzioni. “Riconosco le conseguenza di uno shutdown governativo – ha scritto in una nota – e posso assicurare il mio personale impegno: la leadership del dipartimento farà del suo meglio per mitigare l’impatto delle interruzioni e ogni effetto finanziario per voi e per le vostre famiglie”. “Continuate così, mantenete le posizioni; so che la nazione può contare su di voi”, ha aggiunto chiudendo la nota con un emblematico “Stay alert”.
LA STRATEGIA DI DIFESA NAZIONALE
Lo shutdown è arrivato in un momento particolarmente rilevante per il Pentagono. Ieri, infatti, è stata presentata la Strategia di difesa nazionale (Nds) documento strategico che ri-organizza la politica di difesa americana. Identificando un contesto internazionale complesso e minaccioso per gli Usa (con Cina e Russia attive nel limitare il potere statunitense) il documento prevede un potenziamento della forza americana (“più agile e letale”) per cui richiede un aumento della spesa nel settore. Eppure, se sul contenuto strategico l’Nds ha ricevuto un’accoglienza più che positiva, proprio il tema del budget resta quello più incerto. Già prima del rilascio, alcuni esperti avevano avanzato dubbi sul fatto che fosse stata redatta in una fase di profonda incertezza di bilancio, in virtù della quale il documento avrebbe poca capacità di effettiva attuazione. Ieri, presentando il documento, Elbridge A. Colby, deputy assistant del segretario alla Difesa, ha voluto rassicurare anche su questo aspetto: “Sarà la strategia a guidare il budget”.