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Verso le elezioni, ma con uno sguardo agli elettori

scuola

Non c’è stata pausa natalizia: continuano a raggrupparsi forze diverse, talora antagoniste e incompatibili, pur di puntare a vincere le elezioni, e a prendersi il Paese. E gli elettori? Un Paese afflitto da un debito pubblico mostruoso e malato di spesa pubblica, ha pretendenti primari che si contendono il camice, da destra a sinistra passando per i movimenti, proponendo cure a base di maggiore spesa pubblica e violazione dei parametri di stabilità. Quindi più debito.

Hanno confuso il male con la cura. Così gli elettori e le elettrici perdono interesse a essere tali, quindi, non vanno più a scegliere il male minore. La verità è che vota meno della metà degli aventi diritto, in discesa rispetto al passato, ma in quel più del 53% di elettori ed elettrici che non votano c’è una parte che non voterebbe mai, una che ritiene siano tutti uguali e tutti da detestare, ma anche una che tornerebbe alle urne, se solo potesse trovarci qualche cosa di credibile e onesto un esercito di riserva, al momento disorientato e lontano dal sentire quei richiami che anche oggi Gentiloni e Mattarella sia a Roma sia a Reggio Emilia ricordando il tricolore hanno cercato di risvegliare negli animi assopiti soprattutto dei giovani italiani che non sono comunque elettorato di opinione.

Così assistiamo impotenti al crearsi come un caleidoscopio a un meccanismo di persone che ritengono indispensabile per non restare fuori, dimettersi insieme nonostante tutto, mentre l’esercito dei disorientati non si mostra, non si fa vedere e per raggiungerlo ci vogliono risorse che non ha chi pensa di poter avere delle soluzioni per risollevare la nostra patria. Quindi conserviamo il diritto (dovere) di dire quel che vediamo e pensiamo, ma restando a guardare.

Insomma diciamocelo le alternative esistenti non sono alternative all’esistente. Un esempio per tutti: Minoli intervistando Napoletano, ex direttore del Sole 24 ore – ora in amministrazione controllata -, ha cercato di far venire fuori la verità sulla questione banche, ma la risposta dell’ex rimosso è stata sorprendente: ci vorrebbe una autority per tutelare i risparmiatori rovinati. Ma i risparmiatori dovrebbero essere tutelati dalla legge, ivi compresa quella europea sulle risoluzioni bancarie (bail in); prima di distribuire soldi di altri si deve accertare se ci sono responsabilitàamministrative e penali, eventualmente punendo i responsabili. Ma a due anni di distanza i procedimenti penali sono ancora aperti sul fallimento delle banche italiane. È appena il caso di ricordare che, in Italia, abbiamo il triplo di crediti deteriorati, quando non direttamente inesigibili, della media europea.

Ma se, come sta succedendo, va in scena lo spettacolo dell’impunità, mettendone il costo a carico delle altre banche e del contribuente, chiunque è autorizzato a concludere che l’Italia non intende cambiare e vuole tenersi stretti i propri vizi mortali della bancarotta. Ecco su questo, e non solo, una forza che si intende candidare a guidare il Paese deve dare delle soluzioni: il 4 marzo è fra pochissimo.



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