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5G. Perché l’Italia deve fare squadra

Di Francesco Russo
digitale innovazione

Non è la prima volta che ci troviamo di fronte allo sviluppo di una nuova generazione di Rete mobile. Come era successo in passato con il passaggio dall’analogico (Etacs) al digitale (Gsm), dalle Reti nate per servizi voce (Gsm) alle Reti per i dati (Umts) fino ad arrivare all’introduzione delle Reti interamente Ip e superveloci (Lte) lo sviluppo di una nuova Rete ha sempre comportato importanti cambiamenti che trascendono la sfera puramente tecnologica.

Lo sviluppo di una nuova generazione di Rete mobile ha sempre avuto un impatto rilevante sulla vita dei cittadini e, più in generale, ha sempre prodotto un miglioramento dell’efficienza del sistema economico nel suo complesso. Tutto questo sarà ancora più vero con l’arrivo del 5G. Come sappiamo, le Reti 5G allargheranno la sfera della connettività, o meglio “dell’essere connesso in Rete”, dalle persone alle cose, con tutto quello che questo può voler dire.

Gli scenari futuri legati allo sviluppo del 5G spaziano dalle automobili a guida autonoma, ai sensori diffusi per le smart city, dall’Industry 4.0 all’e-health, ecc. La transizione verso le Reti 5G, determinando un sostanziale ampliamento delle possibilità di impiego e delle finalità dei dispositivi connessi in Rete, non potrà che portare a un riassestamento, se non a una totale ridefinizione, degli equilibri di mercato pregressi. E non mi riferisco necessariamente allo sviluppo delle dinamiche competitive intrasettoriali (ovvero possibili variazioni delle quote di mercato dei singoli operatori di Rete), ma più in generale a un possibile cambiamento degli equilibri dal punto di vista industriale, merceologico, geografico, con importanti impatti a livello di competitività di sistema-Paese o di area economica.

I diversi soggetti dell’ecosistema 5G “allargato”, dai produttori di apparati asiatici, statunitensi ed europei (o quel che ne resta) che si contenderanno le fette del nuovo mercato, ai grandi attori del mondo Internet (da Amazon a Google, da Facebook ad Apple) che cercheranno di consolidare il proprio predominio digitale, fino ad arrivare a nuovi soggetti industriali che cercheranno di affermarsi sfruttando il cambiamento in atto, si affronteranno in un’arena necessariamente globale. È infatti bene ricordare che l’ambito dei servizi per l’Industry 4.0 non riguarderà solo gli operatori tradizionali: soggetti industriali del calibro di General Electric hanno già dimostrato “sul campo” di avere le capacità e la volontà di entrare in questo settore.

Le imprese, dei settori più diversi, dalla moda all’arredamento, dal design all’agroalimentare, dal settore automobilistico agli scooter, e più in generale tutte le eccellenze che rappresentano l’Italia nel mondo, giocheranno anch’esse un ruolo fondamentale per le ricadute che le nuove Reti mobili potranno avere per l’economia nazionale. Si tratterà di un contesto competitivo dove gli attori in gioco saranno molteplici con interessi a volte allineati a volte in conflitto. In questo tipo di contesto, la caratteristica fondamentale, l’arma che risulterà essere vincente sarà la capacità di costruire una solida rete di alleanze e collaborazioni.

Dobbiamo quindi aspettarci un effetto di disruption? Sicuramente sì. Difficile dire però in quale direzione. Ai fini del risultato complessivo risulterà determinante la capacità di fare sistema e di fare squadra, una capacità che tradizionalmente nel nostro Paese non è mai stata particolarmente spiccata. Con i bandi di sperimentazione 5G in cinque città italiane espressamente disegnati per mettere insieme diverse tipologie di attori (università, centri di ricerca, amministrazioni pubbliche e imprese), ma anche con i progetti trasversali che come Tim abbiamo messo in campo con importanti attori del settore manifatturiero, possiamo affermare di essere partiti con il piede giusto. Sarà fondamentale non disperdere quanto fatto finora e continuare a lavorare in questa direzione.

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