Skip to main content

Caso Embraco e avvocati: Ministro Calenda, come si permette?

“Adesso io non ricevo più questa gentaglia perché onestamente ne ho fin sopra i capelli di loro e dei loro consulenti del lavoro italiani che sono qua” (cit. Ministro dello Sviluppo Economico Calenda).

Le parole del Ministro hanno indignato il Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro: “la vertenza non è stata seguita da nessun iscritto all’ordine. Non è accettabile che si accostino termini denigratori come “gentaglia” e quello dei consulenti del lavoro, generalizzando e di conseguenza diffamando in una sola occasione una categoria composta da 27 mila iscritti”. “É evidente che quando un’azienda affida le relazioni industriali a degli studi legali, si finisce in un vicolo cieco” (cit. Dario Basso e Vito Benevento UILM) riferendosi al coinvolgimento dello studio legale milanese Toffoletto – De Luca Tamajo, che avrebbe imposto la linea dura nella trattativa.

Eccoci di nuovo qui. I cattivi di turno oggi sono gli avvocati del lavoro. Il nostro Paese da il meglio di sé quando deve cercare  presunti colpevoli  da mettere alla gogna mediatica.

In tutto questo percorso – lo dico subito – che è chiaramente politico / mediatico, quanti hanno avuto la pazienza di replicare sulla base di dati oggettivi, come: lo svolgimento dei fatti reali (non la battuta televisiva, alla quale non è dato replicare e scatta l’applauso); le norme giuridiche dell’ordinamento del quale un “Ministro” è garante; l’accordo sindacale sottoscritto; il funzionamento ed i presupposti della CIGS;

Insomma, dettagli irrilevanti per determinare chi è “gentaglia”  e chi “gentiluomo”! Alcune cose le possiamo vedere ora, in modo sommario per non appesantire, e credo che possano far riflettere.  La cessione dello stabilimento ad Embraco risale all’anno 2000; lo stabilimento allora aveva 2500 dipendenti; le difficoltà iniziarono immediatamente; nel 2004 annuncio dei primi 800 esuberi coincidente con l’apertura dello stabilimento in Slovacchia; oltre 400 licenziamenti.

Non solo. Stanziamenti da parte di Regione Piemonte, del Governo, della Provincia. Nel 2014 ancora crisi, ancora finanziamenti ed ancora licenziamenti / dimissioni, ed i lavoratori arrivano ad essere 513. Domanda: ma gli altri 2000? Domanda: ma le aziende che sarebbero dovute arrivare ad affittare parte dell’area che fu acquistata da Regione?

Nel 2014 altri finanziamenti da parte della Regione. Novembre 2017 annunciata la chiusura del sito, 500 licenziamenti circa. Adesso, dopo che è saltato il tavolo ministeriale, si legge di visite della Guarda di Finanza presso lo stabilimento di Riva di Chiari. Ora, dopo un piccolo approfondimento non sono più così sicuro che i “cattivoni” siano “gli avvocati che hanno una linea dura”, come sostengono i sindacalisti della UILM (cit. Dario Basso e Vito Benvenuto), come non sono sicuro che si tratti genericamente di “gentaglia ”. A me, in realtà, sembra che ci siano falle nel sistema, responsabilità diffuse.

Ad esempio, perché mai finanziare senza assicurarsi il mantenimento del sito e del livello occupazionale in Italia? Se questo vincolo non c’è, abbiamo forse qualche problema anche nella gestione del denaro pubblico, o no? Altro tema, siamo sicuri che lo strumento, l’ammortizzatore sociale della CIGS sia stato ben utilizzato?  Che lo scopo in ragione del quale l’ammortizzatore viene concesso è aderente al dettato normativo?

Ho voluto puntualizzare perché credo che il lavoro ed il diritto del lavoro siano temi seri ed importanti ed il male peggiore nel trattare questi problemi è il pressapochismo. Adesso, il problema sono gli avvocati, domani i consulenti del lavoro e poi chissà. Pur facendo parte della categoria degli avvocati non ritengo che la categoria sia “attrice” principale.


×

Iscriviti alla newsletter