“Dammi un’elezione o mi taglio le vene/ ti faccio sai più male di Salvini alla tele/ voglio vedere sì proprio voglio vedere/ se…se…se…in questo modo il premier dura più di un mese”. Questa la hit (molto politica) della youtuber italiana Martina Dell’Ombra “che non vedrete a Sanremo ma che vi dirà per chi votare”, si legge sul post su Facebook. Tacchi a spillo e gonna corta, Martina Dell’Ombra, all’anagrafe Federica Cacciola, parafrasa la canzone di Donatella Rettore per spiegare con ironia e umorismo perché – nonostante le difficoltà – bisogna andare a votare.
Nel video la giovane 28enne di Taormina difende la sua scheda elettorale da chi vuole prendergliela e balla in giro per Roma. “Votare in fretta chissenefrega tutto va bene/ Dammi l’elezione o ti taglio le vene/ che se torna Berlusconi forse, forse conviene… voglio la scheda, sì voglio proprio la scheda… speriamo che questa volta non finisca in tragedia”.
LE PROMESSE DI PIERACCIONI
Meno leggera, ma sempre divertente è la canzone “La Ballata delle promesse elettorali” di Leonardo Pieraccioni. Con chitarra in mano, l’attore ha postato su Facebook un video casalingo in cui elenca le sue promesse politiche elettorali: “Ti levo il canone, l’Imu e la tassa di successione/ ti levo l’umidità in casa e ti regalo un panettone/ alla frontiera entreranno solo quelli pettinati/ rimando indietro quelli con gli occhi storti e i maleducati”. E prosegue: “Ti porto in ferie due mesi a spese dello Stato/ sulla patente ti ridò i punti che t’avevan levato/ ti allungo di tre ore la pausa del mattino/ e se mi voti ti allungo anche il pisellino”. Per concludere, l’unico risultato certo: “Poi vinco, e di te lo sai non mi ricorderò è questa l’unica promessa che manterrò”.
MA FABRI FIBRA E IL M5S?
In un articolo intitolato “Il rap italiano ha dimenticato la politica”, l’edizione Rolling Stones Italia sostiene che “il genere musicale più popolare del momento sembra chiudersi in se stesso” in Italia. A differenza di quanto sta accadendo negli Stati Uniti, dove la congiuntura politica e il movimento afroamericano hanno riacceso le liriche contro il potere politico (gli artisti Eminem e Kendrick Lamar guidano un movimento di artisti impegnati). “Sembrano lontanissimi i flirt di Fibra con il M5S – scrive Andrea Girolami su Rolling Stones – […] Forse perché se al tempo l’arrivo di Grillo sembrava una provocazione necessaria con cui era divertente danzare oggi è sempre più una minaccia reale da cui è meglio rimanere a debita distanza”.
LA MELODIA SULL’IMMIGRAZIONE
Resta però un’eccezione del rap impegnato in politica. In “Non sono un razzista ma”, Willie Peyote (all’anagrafe Guglielmo Bruno) critica la leggerezza di alcuni in Italia nell’affrontare il fenomeno dell’immigrazione. Il brano composto e interpretato dal giovane torinese laureato in Scienze politiche cerca di ricordare che anche quello italiano è stato un popolo che è dovuto immigrare: “Stop alle nostre frontiere, forse sparare conviene/ […] Stando ai discorsi di qualcuno, Lampedusa è un villaggio turistico […] l’immigrazione è la prima emergenza in televisione/ che poi non è tutta sta novità, pensa a tuo nonno arrivato in Argentina col barcone/ chi dice che non sono un razzista ma, è un razzista ma non lo sa”.
“FORZA MIO CAPITANO, PRIMA C’È L’ITALIANO”
Ci prova a diventare un tormentone la canzone “Forza mio capitano” ispirata al candidato premier Matteo Salvini. Interpretata da Erika Sbriglio e con un video caricaturizzato, molto artigianale, la canzone illustra i temi principali del programma elettorale del leader della Lega Nord: “Siamo in mutande in mezzo ai guai/ corri a pagare il canone alla Rai/ oh, capitano, c’è una banca in mezzo al mare/ corri a salvarla e non lasciarla naufragare o affonderemmo noi tutti fra/ Viva l’Europa e il grande crack/ Forza mio capitano, prima c’è l’italiano / Forza mio capitano, solo tu resti umano, che fuori dall’Europa ci godiamo la libertà”. In rete c’è chi sostiene che è ballata nelle feste di quartiere, discoteche e anche negli oratori, ma dal registro delle visualizzazioni è ben lontano da essere virale. Ancora.