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Ho diritto anch’io. No, tu no.

Questione complessa, d’accordo. E sulla quale si è scritto, si scrive e si scriverà ancora a lungo, figuriamoci. Non per questo però ci si può esimere, incalzati dai recenti fatti di cronaca, a riproporla. E dunque: è giusto che la libertà d’espressione abbia dei limiti oppure no? E come conciliare tale diritto con il dovere di rispettare i valori altrui, del singolo come di una comunità, siano essi laici o religiosi? A quanto pare in nome di una discutibilissima visione della laicità si continua a privilegiare il primo a discapito del secondo. Creando di fatto una disparità di trattamento inaccettabile. È esattamente in questo contesto che va inquadrata la recente, strabiliante sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, manco a dirlo strombazzata urbi et orbi dal Giornalista Collettivo. Che in nome, appunto, della libertà di espressione ha giudicato del tutto legittima e non offensiva ne’ tanto meno blasfema, con ciò rovesciando il giudizio della Lituania che aveva inizialmente multato (si fa per dire, appena 580 euro) gli interessati per offesa alla morale pubblica (sì, esiste ancora una morale pubblica), la pubblicità di una azienda  che nel 2012 aveva pensato di usare niente meno che Gesù e Maria come “testimonial” per reclamizzare dei capi di abbigliamento. Con slogan demenziali oltreché di pessimo gusto. Vuoi mettere? La libertà di espressione non si tocca. E se anche la tua libertà urta la sensibilità di un miliardo e trecento milioni di persone, chissenefrega. Tanto più se incidentalmente trattasi di cattolici delle cui sorti, in senso lato, al mondo che piange per la sorte dei pinguini frega meno di zero. Non che della religione in generale interessi molto, intendiamoci; però se al posto di Gesù ci fosse stato, per dire, un Maometto, se non altro per paura (un qualcosa di ben diverso dal rispetto, anche se lo spacciano come tale) siamo moderatamente persuasi che lorsignori si sarebbero guardati bene dal pronunciare una simile sentenza (tralasciando il non banale dettaglio che nei cinque anni trascorsi avremmo assistito alle civilissime, pacate e misurate reazioni del mondo islamico a cui siamo abituati). Ma tant’è. Non lo scopriamo certo ora che esistono diritti che per qualcuno valgono un po’ di più, per altri meno. E per qualcun altro non valgono affatto. Avanti il prossimo.



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