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Il cielo sopra Tel Aviv. Perché, oltre la sicurezza, contano le nuove rotte

Di Jonathan Pacifici
tel aviv

Nelle ultime ore la questione degli spazi aerei mediorientali torna alla ribalta. Le milizie iraniane in Siria hanno violato lo spazio aereo israeliano facendo sconfinare un drone che viene immediatamente abbattuto da un Apache israeliano. Le conseguenti incursioni dell’aviazione israeliana in Siria distruggono buona parte dei radar di Damasco e dei sistemi missilistici appena installati dai russi. I siriani a loro volta abbattono un F-16 israeliano. Netanyahu chiama Putin e sembra essere ripristinato il coordinamento tra le due aviazioni che dominano i cieli siriani, russi e israeliani.

Gli eventi delle ultime ore rischiano di fare ombra sulla vera novità che influenzerà i cieli del Medio Oriente. È infatti degli ultimi giorni la notizia che l’Arabia Saudita ha intenzione di concedere lo spazio aereo per i voli di linea dell’Air India che collegano Tel Aviv con i principali scali indiani. Fino ad ora tutti i voli che collegano Israele all’Asia devono aggirare la Penisola arabica ed il resto degli stati ostili ad Israele con conseguente spreco di tempo e denaro. Molti businessman israeliani preferiscono le connection della Turkish (con scalo a Istanbul) al volo diretto “allungato”. Nel caso di Air India i voli vengono accorciati da 7,5-9 a 5-6 ore. Se il trend verrà confermato si tratta di una vera e propria rivoluzione per i collegamenti di un Israele che guarda con grande attenzione al mercato asiatico ed è molto interessante che ciò avvenga dopo poche settimane dalla visita del Premier Modi.

Nel mondo della Connectography, il termine coniato dall’autore Parag Khanna, Israele sta perseguendo una chiara politica di investimenti infrastrutturali che ben si sposano con i disegni delle grandi economie asiatiche. La Cina sembra avere l’intenzione di giocare un ruolo importantissimo nella pianificazione della linea ferroviaria Red-Med che collegherà Eilat ad Ashdod fornendo una alternativa su rotaia al canale di Suez ed il contestuale allargamento del porto di Eilat. La Cina sta infatti presidiando la partita dei porti: Pan-Mediterranean Engineering Ltd, una controllata della China Harbour Engineering Company ha vinto un tender di circa un miliardo di euro per il nuovo porto di Ashdod, mentre Shanghai International Port Group (SIPG) si è aggiudicata per due miliardi la gestione del porto di Haifa. Dall’Agosto del 2016 poi China Ocean Shipping Company (COSCO) controlla il principale porto del mediterraneo, il Pireo di Atene che diviene così un vero e proprio hub cinese. L’apertura del corridoio Cina-Israele è perciò assolutamente strategico nel disegno di Beijing.

Ora l’apertura di spazi aerei fino ad oggi preclusi potrebbe rendere ancora più forte il ruolo d’Israele nella nuova mappa della economia globale.

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