Niente più testate nucleari installate su missili intercontinentali in stato di allerta immediata e neanche proxy wars combattute negli angoli più remoti del globo. Le guerre tra grandi potenze ormai si combattono sul web, dove alle ormai obsoleti campagne militari, costose e con esiti spesso incerti, si preferiscono gli attacchi informatici, meno dispendiosi e in grado di minacciare non solo la sicurezza fisica di un Paese, ma di influenzarne le elezioni, condizionare il dibattito pubblico e minare le fondamenta stesse della sua società civile.
Consapevoli dei rischi del cyber warfare, le autorità Usa, a otto mesi dalle elezioni di medio termine che si terranno a novembre, hanno scelto di prendere delle misure preventive. Si apprende infatti oggi che le agenzie di intelligence, proprio in vista dell’appuntamento elettorale, incontreranno i rappresentanti dei cinquanta Stati Usa per metterli in guardia contro le minacce che arrivano dall’estero. Gli incontri, organizzati dall’office of the director of National intelligence (Odni), dal dipartimento per la Sicurezza interna e dall’Fbi, avranno un contenuto classificato e si svolgeranno venerdì e domenica.“I briefing – si legge in una nota diffusa dall’Odni – saranno volti ad aumentare la consapevolezza sule intenzioni e le possibilità degli avversari stranieri di minacciare le infrastrutture elettorali degli Stati e sugli sforzi per mitigare i rischi”.
Osservata speciale, neanche a dirlo, sarà Mosca. L’ombra del Cremlino incombe sul sistema democratico Usa dal almeno due anni, da quando la metà democratica, e non solo, del Paese si è convinta che l’interferenza di Mosca nelle elezioni sia stata determinante per l’ascesa alla Casa Bianca di Donald Trump. “Sono più che convinto che i russi continueranno a tentare di interferire nei nostri processi democratici ma sono fiducioso che l’America potrà avere delle elezioni libere ed eque. Respingeremo in un modo adeguato ogni tentativo di ingerenza”, aveva dichiarato il direttore della Cia, Mike Pompeo, in un recente incontro con i media.
Alle sue parole avevano fatto seguito le dichiarazioni di due giorni fa di Dan Coats, Director of National Intelligence. “Il pericolo di interferenza è pervasivo. I russi hanno una strategia che va ben oltre ciò che sta accadendo oggi nel Paese. Se è vero che hanno sempre provato a fare questo tipo di cose, chiaramente dal 2016 hanno aumentato il loro gioco. Si sono serviti in modo sofisticato dei social media. Questo accade non solo negli Stati Uniti ma anche in riferimento ai processi elettorali in Europa e forse altrove”.
Quest’ultima puntata del confronto cibernetico tra Mosca e Washington conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che assistiamo a una vera e propria guerra combattuta sottotraccia, che pone minacce più subdole e meno evidenti, ma non per questo meno pericolose.Una vera e propria guerra a colpi di attacchi informatici e fake news combattuta da Mosca per influenzare le opinioni pubbliche e minare la coesione delle società civile Usa e dei Paesi occidentali.