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Macron, l’islam e noi

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Ci sono 4 fatti accaduti in questi giorni che insieme ci devono far riflettere su un tema.

Il primo: Matteo Salvini alza il tono in campagna elettorale e, non contento di promettere ai suoi elettori di chiudere tutte le moschee una volta eletto, aggiunge che l’islam – religione di più di 2 milioni di persone in Italia – è incostituzionale.

Il secondo: la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni si avventura in una manifestazione contro il Museo Egizio di Torino, colpevole di aver promosso una campagna in lingua araba per aprire le porte alle comunità arabe della città. Un modo, spiega il direttore del museo, per avvicinarli alla cultura e insieme portare avanti un messaggio contro i jihadisti, che in più occasioni hanno distrutto reperti storici millenari in nome del proprio oscurantismo. E niente, alla Meloni non convince. Trattasi secondo la patriota Meloni di razzismo verso gli italiani. Ma ancor di più: una sottomissione all’islam.

Il terzo: Il Presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, nonché alleato con Matteo Salvini e Giorgia Meloni per un centrodestra unito in queste elezioni, si smarca dalle dichiarazioni di Salvini su Islam e moschee, dichiarando apertamente che il leader del carroccio sbaglia, e ricorda che la nostra costituzione garantisce la libertà di tutte le confessioni religiose.

Il quarto: Dalla Francia ci giunge notizia che il presidente Emmanuel Macron ha avviato consultazioni capillari con rappresentanti e studiosi di tutte le religioni con l’obiettivo di proporre una nuova organizzazione dell’Islam in Francia entro il primo semestre 2018. La Francia è il paese con una cospicua presenza islamica ed è anche il paese più macchiato dagli attentati jihadisti. Il partito En Marche! di Macron è stato quello più votato dai musulmani. Il 92% secondo i sondaggi di Lacroix Pélerin.

Espongo in fila questi quattro fatti perché il tema che voglio mettere a fuoco è l’islam e noi. Credo sia giunto il momento di affrontare la questione con qualche visione politica di lunga durata. Perché? Se in Francia i musulmani rappresentano una storia di vecchia data e un elettorato non certo marginale, nel nostro paese, pur se i numeri non sono ancora decisivi, abbiamo visto come sia diventato il tema centrale sul quale misurarsi con “l’altro” che non è un immigrato che tornerà nel suo paese di origine un giorno e per sempre, ma forse è più probabile che il suo nuovo paese sarà qui e per sempre.

Da sottolineare, poi, che questa minoranza è anche un bacino elettorale non di poco conto anche se non siamo la Francia. Ma tant’è che in Italia, ancora oggi, l’islam e i musulmani vengono tirati per la giacca solo in chiave strumentale per misurarsi a destra o a sinistra, dipende, dipende dai vari tornaconti personali e non dalle vere esigenze di questa minoranza.

E allora, se da una parte il centrosinistra si è dimostrato in questi anni attento ad alcune richieste di questa comunità, pur se lontano culturalmente da quelli che sono i valori di una comunità musulmana italiana, piuttosto conservatrice, la destra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni invece fatica ancora a delineare questa comunità pur servendosene come principale strumento per rimarcare più a destra che si può la sua identità politica.

Lo si è potuto constatare nella discussione tra Meloni e il direttore del museo egizio Cristian Greco, diventata ormai virale. La nostra patriota Meloni ha dimostra di avere lacune non solo nel differenziare etnia e fede (questa campagna è solo per persone di origine musulmana, dice) ma anche riguardo al target della campagna del museo egizio. Gli arabi, che con grande stupore, scopre in diretta, essere anche “non per forza musulmani”, ma guarda un po’, pure cristiani. Stigmatizzare una pluralità islamica come estremista in odore di jihad, è pura ignoranza.

Ma una destra che vuole combattere l’islam non conoscendone le fondamenta rischia di esserne divorata. In questa tornata elettorale magari no, ma certamente in futuro. Lo ha capito forse molto bene il presidente Silvio Berlusconi, che non manca mai di smarcarsi dalle facili, semplicistiche e piuttosto rozze interpretazioni sull’islam e i musulmani da parte dei suoi alleati. Lui, meglio degli altri due suoi alleati, sembra intuire molto bene che siamo di fronte a un bacino elettorale in crescita, con un’identità conservatrice, e allora perché non aprirgli uno spiraglio? Macron ci è riuscito e si è portato a casa il 92% dei voti musulmani e oggi lavora a un progetto politico di inclusione con un’identità più francese per tagliare le ali alle interferenze degli Stati esterni, colpevoli di giocare con l’ideologia e con la testa dei fedeli musulmani. E noi? Da una parte siamo ancora ai tavoli dell’islam al viminale, dall’altra alla ricerca di un corso sull’islam. Ma giusto quell’abc che manca a Meloni e Salvini per iniziare a capire intanto la differenza tra musulmani e islamisti e poi un po’ di storia sugli arabi.

Che almeno, per combattere il nemico, si sappiano quei due o tre concetti base, santo cielo.


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