Silvio Berlusconi vede bene Giorgia Meloni ministra della Difesa. Il leader di Forza Italia probabilmente quando ha rilasciato l’intervista a Libero non aveva letto la pagina Facebook della sua alleata. “Al governo Fratelli d’Italia abolirà le sanzioni contro la Russia che massacrano il mercato italiano. Difenderemo l’italianità e denunceremo ogni trattato di libero scambio che non preveda una valorizzazione del Made in Italy. Prima gli italiani”.
Che sia in corso una campagna elettorale in cui la destra ha scelto di far proprie alcune parole d’ordine di Trump e Le Pen, è chiaro. Difficile però ignorare che già qualche giorno fa Matteo Salvini aveva dichiarato al Corriere della Sera che il “governo Salvini” sarebbe andato a Bruxelles per chiedere la revoca delle sanzioni alla Russia. E se Berlusconi richiama continuamente allo spirito di Pratica di Mare nella logica – più equilibrata – di una collaborazione fra Washington e Mosca, quello che appare ormai chiaro a tutti gli osservatori occidentali è l’endorsment pro-russia neanche tanto velato.
La questione, come si può immaginare, non è irrilevante nelle valutazioni che le varie cancellerie fanno nelle loro analisi sul voto italiano. Anche perché mentre il centrodestra si espone in modo così esplicito, il Movimento 5 Stelle sembra avere intrapreso una via ben più misurata e attenta. I viaggi di Di Maio anzi hanno avuto il senso di rassicurare proprio investitori, analisti e governo americano circa la propria affidabilità internazionale. Possibile che qualche dubbio ci sia ancora sul Movimento ma le uscite di Salvini e ora anche della Meloni collocano il centrodestra italiano in una dimensione che vista da ovest si può definire “critica”, ed è un eufemismo.