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Stretta di mano in arrivo fra Stati Uniti e Corea del Nord? L’occasione delle Olimpiadi

pence

In partenza per il Giappone, dove farà tappa prima di raggiungere la Corea del Sud per la cerimonia d’inaugurazione delle olimpiadi invernali di Pyeongchang, il vicepresidente americano Mike Pence non esclude un incontro e una photo opportunity con la delegazione della Corea del Nord, probabilmente con lo stesso Kim Yong Nam, capo di Stato nominale del regno eremita e funzionario più alto in grado a visitare il Sud da molto tempo.

“Lasciatemi dire che il presidente Trump ha sempre detto di credere nei colloqui, ma non ho richiesto alcun incontro. (…) Ma vedremo quel che accadrà”, ha precisato Pence prima di imbarcarsi sul volo che lo condurrà in Asia per un viaggio di sei giorni.

Sia Pence sia il segretario di Stato Rex Tillerson hanno volutamente lasciato la porta aperta a questa opportunità, pur senza ostentarla e senza dare mostra che sono gli Stati Uniti a volerla. “Siamo stati chiari”, ha detto il vicesegretario di Stato Steve Goldstein, “nel non dire che non ci sarà alcun incontro. (…) Il Segretario ha sempre creduto che se c’è l’opportunità di un negoziato, indipendentemente dal tema trattato, si dovrebbe cogliere l’occasione.”

Pence ha anche fatto sapere che, se dovesse avere un pour-parler con qualche funzionario del Nord, la discussione sarebbe franca come se fosse tenuta in pubblico, sottolineando con ciò che ribadirebbe che “la Corea del Nord deve una volta per tutte abbandonare il suo programma di armi nucleari e le sue ambizioni missilistiche”.

Pur non escludendo un colpo di scena, gli Stati Uniti mantengono dunque la linea. Lo dimostra il fatto che, ad accompagnare Mike Pence nello stadio olimpico, ci sarà Fred Warmbier, il padre dello studente americano che è stato detenuto in Corea del Nord e riconsegnato in coma poco prima di morire, simbolo della violazione dei diritti umani a Pyongyang che l’America non si stanca mai di sottolineare. “Lui e sua moglie”, ha twittato Pence riferendosi a Warmbier, “ricorderanno al mondo le atrocità che accadono in Corea del Nord.

Venerdì inoltre, in un altro gesto di sfida, il presidente Donald Trump ha ospitato nello studio ovale un gruppo di disertori nord-coreani, presentandolo come un aspetto della sua campagna di “massima pressione” esercitata nei confronti del Nord affinché rinunci al suo programma nucleare attraverso una campagna di isolamento internazionale esercitata senza remore.

Nonostante la tregua olimpica, insomma, le due potenze nucleari continuano a scambiarsi frecciatine avvelenate. Non poteva esimersi dal farlo nemmeno il governo della Corea del Nord, che domenica, parlando del proprio programma nucleare e missilistico, ha detto che “servirà a scoraggiare Trump e i suoi lacchè dal presentarsi sulla penisola coreana”. “Se Trump non rinuncia al suo anacronistico e dogmatico modo di pensare” ha aggiunto il comunicato veicolato dall’agenzia di stampa ufficiale KCNA, “produrrà solo la conseguenza di mettere ulteriormente a repentaglio la sicurezza e il futuro degli Stati Uniti.


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