Durante il suo comizio in piazza Duomo a Milano Matteo Salvini dice di giurare sul Vangelo e sulla Costituzione italiana, brandendoli in mano e mostrandoli alla folla, immaginandosi futuro presidente del Consiglio, e subito la comunità cattolica democratica si mobilità per prendere le distanze, o quantomeno per raddrizzare la mira del leader leghista. Il primo a farlo è stato infatti proprio l’arcivescovo di Milano Mario Delpini: “Nei comizi si parli di politica”, ha commentato laconico poche ore dopo l’irreale giuramento. Oggi, invece, è arrivata la sciabolata del direttore de La Civiltà Cattolica, il gesuita padre Antonio Spadaro, rilanciando il rumoroso articolo comparso sulla sua rivista e scritto assieme al pastore protestante argentino Marcelo Figueroa, in cui viene duramente attaccato l’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon, e si lancia l’allarme per la formazione di inediti “fondamentalismi evangelicali e integralismi cattolici”, in cui la politica si arrogherebbe la pretesa di esternare giudizi morali di carattere sempre più assoluto.
“Questo nostro articolo – purtroppo – si rivela utile anche oggi per capire perché un uomo politico usi il #Vangelo e il #Rosario come strumento di propaganda”, scrive infatti il gesuita su Twitter, senza lasciare alcuno spazio alle interpretazioni. O meglio, come ha commentato il giornalista di Avvenire Nello Scavo: “A buon intenditor..”. L’attacco infatti, come rilancia su Facebook il teologo della Villanova University Massimo Faggioli, è sferrato verso “l’uso blasfemo di simboli cristiani da parte della ‘politica della paura’”. A questo punto il fuoco dei social, nei giorni più roventi della campagna elettorale che precede di una settimana il voto, divampa. Volano offese e parole grosse, ma anche qualcuno che difende il leader del Carroccio che fu. Di cui però, come ovviamente non è sfuggito ai commentatori più sardonici, il rituale con l’ampolla contenente l’acqua del Po è ormai solo un lontano ricordo.
Ma sono molti anche gli esponenti del mondo cattolico che fanno sentire la loro voce, tra intellettuali, sacerdoti, e ovviamente politici, la maggior parte a conferma delle esternazioni di padre Spadaro. “L’ossimoro vivente… ma ha letto cosa c’è’ scritto dentro? Siamo tutti un po’ cauti nel pensare di avere la verità in mano..c’è chi non ha dubbi”, scrive infatti sempre su Twitter l’economista Leonardo Becchetti, firma del quotidiano Avvenire. “#Salvini giura sul #Vangelo: peccato che così facendo mostri di non conoscerlo bene. Perché, proprio nel Vangelo, Gesù dice di non giurare. Su nulla”, è la dura reprimenda di don Mauro Leonardi, opinionista e volto televisivo per vari quotidiani e trasmissioni. “Non nominare invano. Gli ultimi saranno i primi. Ero straniero e mi avete accolto (Tutto il resto viene dal maligno) #Vangelo”, scrive invece la sociologa Chiara Giaccardi, con hashtag e allusione velata ma non troppo, visto che il tema del Vangelo domenicale, quello vero, è la Trasfigurazione.
D’altronde è facile ironizzare, visto che la stessa ultima pubblicazione dell’aspirante guida della coalizione di centro-destra, uscita nel maggio del 2016 per Rizzoli, quasi a voler anticipare gli sberleffi linguistici, si intitolava proprio “Secondo Matteo”. Con sottotitolo però, per specificare che non si tratta di una conversione radicale improvvisa al Vangelo, “Follia e coraggio per cambiare il paese”. E infatti sono stati tanti gli esponenti direttamente impegnati nel mondo politico o della varie parti sociali, interrelati alla cultura cattolica, a replicargli. Come il sindacalista Marco Bentivogli, segretario generale della FIM CISL, che scrive: “‘…Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere. Fui forestiero e non m’accoglieste…’. Matteo 25, 35-45 #Salvini, su quale Vangelo hai giurato? Sai che Gesù era un migrante mediorientale?”. O il leader de Il popolo della famiglia Mario Adinolfi, che replica: “Consiglio a Salvini, prima di giurare sul Vangelo, di leggerlo. Non scherzi con il Vangelo e il Rosario. Non sono l’ampolla delle sorgenti del Po, che ai tempi il giovane padano venerava”.
Uno dei commenti più moderati viene dall’ex democristiano Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito popolare italiano, che su Facebook scrive: “Penso che Salvini sia credente: l’ho incrociato a Messa lontano dalle telecamere e dall’Italia. Non ho titoli per giudicare la sua coerenza, terreno scivoloso per tutti e, in ogni caso, chi sono io per giudicare. Però. Però, quando uno è uomo pubblico e i suoi gesti prevalenti sono pubblici, questi gesti sono giudicabili. E, senza iattanza, dico che i gesti e le parole della Lega perlopiù non sono cristiani. È vero che anche Trump ha giurato sulla Bibbia, ma questo semmai conferma l’esigenza di finire una tale tradizione per sottrarsi ai rischi di blasfemia. Cosa significa giurare sulla Bibbia per un politico? Che le sue azioni saranno sempre coerenti con le parole del Testo? Suvvia, siano le chiese cristiane fedeli al Libro a chiedere di cessare un rito divenuto come minimo semplicemente pagano. E, volendo essere buono, mi rivolgo ai tanti “salvini” che popolano la politica e che semmai sono tentati di imitare l’originale: soprattutto se siete credenti, resistete alla tentazione”.
Di parere opposto il giornalista di Libero Antonio Socci, che indica il gesto di Salvini come “all’opposto di Matteo Renzi che – quando fece approvare le “unioni civili” – dichiarò di aver giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo, quindi opponendo l’una all’altro”, mentre, chiosa, “a me pare che le radici cristiane siano evidenti nella nostra costituzione e contrapporla al Vangelo, come fa Renzi, significa spazzar via Vangelo e Costituzione”. Insomma, molte reazioni, la maggior parte nient’affatto morbide, a tenere alla larga le strumentalizzazioni politiche della religione cattolica e del suo testo sacro. Vedremo come proseguirà la disputa nelle prossime ore, ma di fatto il sasso è stato lanciato, e la partita è aperta. Gran parte dei religiosi al momento restano in silenzio, evitando di gettare benzina sulle fiamme di una campagna elettorale sempre più agguerrita, sperando che lo resti solo nelle parole. Ed evitando di utilizzare, proprio in questa veste, il Vangelo, che tutto dovrebbe mostrarci tranne che la volontà di scagliarsi l’uno contro l’altro. Strumentalizzandolo.