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Cara Russia, il dialogo continua ma l’alleanza atlantica non sarà in discussione

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“L’Italia è alleata degli Stati Uniti e amica della Russia”. A quarant’anni di distanza dall’uccisione di Aldo Moro questa sua considerazione ci ricorda la posizione che storicamente ha sempre caratterizzato l’Italia che, anche nei momenti di forte contrapposizione della guerra fredda così come nella crisi degli euromissili, ha mantenuto costantemente la propria fedeltà e collocazione occidentale e atlantica mantenendo, tuttavia, sempre aperto il canale del dialogo con Mosca.

È questa la politica che l’unico segretario generale della Nato italiano, Ambasciatore Manlio Brosio promuoverà nel 1967, e che porterà all’adozione da parte dell’Alleanza Atlantica del Rapporto del ministro degli esteri belga Harmel che affermava che una politica di deterrenza nei confronti della Russia non è in contraddizione con quella della ricerca del dialogo e della distensione. Politica del doppio approccio recentemente rinnovata dalla Nato e in agenda del prossimo vertice che l’Alleanza ha convocato a Bruxelles il prossimo 11-12 luglio.

La posizione italiana e la decisione di limitare l’espulsione a due funzionari, di rango non elevato e, probabilmente indicati a seguito di contatti informali dalla stessa ambasciata della Federazione Russa, si inquadra in tale contesto. L’Italia allineandosi alle decisioni Ue e Nato ha inteso tutelare gli interessi nazionali che trovano nell’appartenenza alla comunità degli stati occidentali e delle organizzazioni internazionali euro-atlantiche il fondamento della politica estera e di sicurezza nazionale, con ciò non rinunciando e mantenendo una finestra di dialogo con la Federazione Russa quanto mai necessaria nell’attuale critica fase delle relazioni internazionali e dello scenario di sicurezza.

Nell’attuale scenario internazionale e, in particolare, sul dossier relativo alle relazioni con la Federazione Russa, l’Italia potrebbe svolgere un ruolo proattivo di primaria rilevanza. Ciò anche in considerazione dell’attuale turno dell’Italia come Presidente in Esercizio dell’Osce. In tale prospettiva, va inquadrata l’iniziativa che il Rappresentante Speciale Osce per la Transnistria, Franco Frattini sta tentando di compiere invitando a Roma a maggio come osservatori nei negoziati Osce sulla Transnistria anche Stati Uniti e Unione Europea, oltre a Russia, Ucraina, Moldavia e Transnistria.

Il prossimo sarà il 65° governo italiano e non si può rischiare di abbandonare la stabilità che il nostro Paese ha mantenuto in tutto questo tempo in politica estera e in ambito Nato. Ogni politica di dialogo da parte dell’Italia andrà comunque inquadrata in una visione strategica di ampio respiro e coordinata nell’ambito delle organizzazioni internazionali di riferimento. L’attuale scenario di sicurezza richiede all’Italia una più incisiva declinazione dei suoi interessi nazionali che dovranno essere perseguiti dai decisori politici nell’ambito delle organizzazioni internazionali con fermezza e altrettanta responsabilità, evitando velleitarie politiche declaratorie.

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