Nel 1918 finiva la prima guerra mondiale. Sono passati 100 anni esatti da allora e sembra che la storia si ripeta. Gramsci, dopotutto, ci aveva avvisato: la storia è maestra, ma non ha scolari. Triste. Molto triste. L’instabilità politica, economica, sociale di oggi sembra riportare le lancette dell’orologio indietro nel tempo ma noi abbiamo gli strumenti per evitare che l’Europa ricada in un ciclo di violenza e orrore.
Nuovi e vecchi fascismi
I movimenti di estrema destra, xenofobi, razzisti e nazionalisti, stanno risorgendo in tutti i paesi dell’UE o quasi. In Germania il partito AfD, ormai appaiato al gruppo neonazista NPD, veleggia sul 15% dei consensi, arrivando ad eguagliare la SPD. In Austria già governano assieme ai conservatori di Sebastian Kurz. In Francia il FN di Marie Le Pen, ha aumentato i propri consensi in modo impressionante, in Polonia e Ungheria sono al potere partiti conservatori che non fanno mistero delle loro simpatie di destra estrema e che esercitano il potere in stile dittatoriale.
Non fa eccezione l’Italia, dove il fronte sovranista e nazionalista, adesso guidato dalla Lega Nord di Matteo Salvini, un tempo partito secessionista, raggiunge nei sondaggi pre-elezioni percentuali spaventosamente alte. Lega Nord e Fratelli d’Italia insieme, infatti, sono attorno al 18-20% , se aggiungiamo i voti di Casapound e Forza Nuova, si va oltre. Non credo di esagerare nel parlare di vecchi e nuovi fascismi.
Strategie comunicative e risvolti concreti
La Lega Nord ha in questi anni, da quando Matteo Salvini ne è diventato l’esponente di spicco e suo Segretario Nazionale, abbandonato la retorica seccesionista che contrapponeva il ricco, prospero e laborioso nord, al povero, parassitario e corrotto sud. La retorica ora è quella nazionale e sovranista, antieuropeista e anti-immigrati.
Salvini non ha perso occasione per attaccare chiunque, nel centro destra così come nel centro sinistra e certo, nella sinistra, sulle politiche della migrazione. I migranti sono la sua ossessione politica: italian first! Prima gli italiani. Questo è il cuore della retorica sovranista di Lega Nord, Fratelli d’Italia e dei movimenti neofascisti che giusto pochi giorni fa hanno ufficialmente annunciato un appoggio a Salvini in caso dovesse formare un governo. Stiamo assistendo a un film già visto.
Sono aumentati, dal 2014 ad oggi, gli attacchi fisici o verbali, a danno di minoranze, dagli omosessuali ai richiedenti asilo, da parte di esponenti di Forza Nuova, Casapound e Lega Nord. Su Left-Avvenimenti si trova una mappa di queste aggressioni. Impressionante il grado di violenza che si è raggiunto, anche da parte di cittadine e cittadini che, forse, non hanno nessun contatto diretto con questi movimenti.
Dal lancio di molotov contro centri di accoglienza di migranti, a Pietrasanta (2018), a Sermoneta (2018) o Sassari (2017) alle minacce fisiche e verbali attraverso i social media, con vere e proprie campagne di odio e di incitamento alla violenza, come riportano i report di Lunaria e ODHIR, pestaggi e azioni criminali, l’ultima la sparatoria a Macerata, dove un ex candidato della Lega Nord, con simpatie naziste, ha fatto fuoco contro un gruppo di immigrati, ferendone 6 in modo più o meno serio. Il clima di odio e violenza ha raggiunto un livello inaccettabile per gli standard moderni della nostra democrazia.
La reazione della società “civile”
Si è tentati di dire che, dopotutto, sono fatti circoscritti. Gli esponenti dei partiti che ogni giorno ci bombardano con le retoriche anti-immigrati, anti-gender e anti-Europa, minimizzano, si chiamano fuori. Non si riconoscono alcuna responsabilità. Come se quel che viene detto, a mezzo stampa, sui giornali e in tv, sui social media di ogni genere, non avesse alcun effetto sulle persone. Invece, l’effetto lo ha.
I “membri ordinari” della società, per usare un concetto puramente sociologico, hanno cambiato il loro approccio nei confronti di tutto questo. Andando nei bar, nelle piazze, per le strade, a parlare di questo o di quello, specie durante attività politiche come possono essere i volantinaggi, o semplicemente gli incontri pubblici per discutere di vari temi, si scoprono cose raccapriccianti. La condanna contro la violenza arriva, ma, c’è sempre un “ma” che tende a giustificare il gesto. La rabbia nei confronti dell’altro è cresciuta enormemente. E l’altro, in questo caso, è il migrante.
I “membri ordinari” della società iniziano a non condannare più in modo netto questi atti di violenza. Nella pancia della società si muovono sentimenti di odio e rancore profondi, che oggi colpiscono gli omosessuali, domani il richiedente asilo, poi le donne e via via così. L’omosessuale che viene picchiato, è dopotutto responsabile di aver stimolato la reazione di rabbia, “perché non si baciano in privato?” oppure le donne che vengono violentate, “perché vanno in giro la sera da sole?” oppure “perché indossano gonne troppo corte?”. E così per il migrante: “perché non se ne sta a casa sua?”, “che viene a fare qua, il lavoro è già poco per noi”.
La società civile, sembra essere sempre meno civile. E lo spettro di una società che esclude, sulla base dell’appartenenza etnica, dell’orientamento sessuale e certo anche sulla base del credo religioso (“dobbiamo difendere i valori cristiani! Questi arrivano e ci colonizzano con l’islam”) è già accaduto, tante volte. Noi, però, non possiamo e non dobbiamo permettere che si ripeta.
Conclusione
La società che esclude è ciò che preannuncia conflitto, tensioni e che giustifica, via via, la violenza contro le minoranze. La tolleranza, concetto chiave della “società aperta”, ossia quella accogliente, che non ha paura dell’altro, che “tollera” (per quanto il concetto di per sé, non sia completamente positivo) le diversità e che le “include” in misure diverse, è sempre più debole.
Occorre essere vigili e non lasciarsi imbambolare da chi ci dice che questi pericoli non esistono, perché i movimenti neofascisti hanno appena lo 0.5% a testa, dimenticando però il 20% di partiti sovranisti, nazionalisti, xenofobi come quelli già citati. Comodi alle loro scrivanie credono di poter leggere la realtà nella sua complessità in poche battute. La storia, forse, non l’hanno studiata. O se l’hanno fatto, l’hanno già dimenticata.
Iniziò così, lentamente, ma in modo inesorabile, l’ascesa dei movimenti fascisti in Italia e poi in Germania. E le forze politiche del tempo, gli esponenti politici di spicco del tempo, credettero di poter minimizzare e di poter controllare quelle pulsioni violente, commettendo un errore fatale, che sappiamo tutti cosa ci è costato.
L’Europa unita oggi è la garanzia della pace. La garanzia che in questo continente abbiamo imparato dalle orribili esperienze del passato. La garanzia che i diritti di tutte e di tutti siano tutelati e rispettati. Che la discriminazione basata su etnia, religione, sesso e orientamento sessuale non è tollerata. Sì, “non è tollerata”. Perché per garantire che la società resti aperta e tollerante, per citare Popper, è necessario non tollerare chi fa della violenza e dell’odio una strategia politica.