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Tutto Le Monde è paese. Se i francesi attaccano i nostri 007

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I francesi vanno pazzi per i loro servizi, efficienti e spesso aggressivi. Soprattutto sul piano economico quando c’è da sostenere gli interessi nazionali all’estero (e non necessariamente in chiave difensiva). Parigi è maestra nel fare “Sistema” e della sua intelligence va orgogliosa. Basti pensare che, per non sentirsi da meno dell’inglese James Bond o dei personaggi cinematografici della Cia, hanno prodotto una serie tv (Le Bureau) per decantare le qualità dei loro agenti impegnati alla Dgse. Questa premessa solo per spiegare come è doppiamente sconfortante leggere Le Monde che scrive in modo scandalistico di un presunto incontro a Roma fra il capo dell’agenzia esterna italiana ed il suo omologo siriano, uomo fidatissimo di Assad.

La notizia non era di primissima mano (era apparsa su giornali locali ed anche, sigh, su un quotidiano italiano, oltre ad essere stata oggetto di una interrogazione al Parlamento europeo) ma l’autorevolezza – ed il passaporto – del quotidiano francese ne ha dato una amplificazione che certamente non aiuta il lavoro di intelligence italiano. Se a questo aggiungiamo la scelta dei media nostrani di dare seguito alla campagna d’Oltralpe senza sussulti di orgoglio nazionale (con pochissime eccezioni sui quotidiani di oggi), si capisce bene il senso di umiliazione del lettore consapevole. I nostri servizi segreti sono una eccellenza, soprattutto nella “copertura” di alcune aree geografiche, e sono apprezzati dai colleghi degli altri Paesi.

Probabilmente meriterebbero giornalisti ed una classe dirigente meno al servizio degli stranieri e con maggiore attaccamento alla propria bandiera. Il fatto che ai nostri agenti nessuno abbia sin qui voluto dedicare una (seria) produzione televisiva o cinematografica è un altro segnale della incapacità di cogliere un elemento essenziale nella narrazione di uno Stato che infatti fatica a fare Sistema, salvo fare il gioco degli altri pur di fare qualche dispetto.


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