Il cosiddetto Patto della Fabbrica, l’accordo raggiunto di recente da Confindustria e sindacati, segna un passo importante nello sviluppo delle relazioni industriali, specie per quanto riguarda il tema del welfare aziendale. Finora la discussione in materia di welfare aveva visto l’emergere di zone d’ombra causate soprattutto dalla mancanza di un’unica regia sul tema, sebbene proprio Confindustria e sindacati avessero cercato negli anni di colmare alcune lacune, pianificando interventi tesi a semplificare il sistema esistente e armonizzandolo via via alle nuove normative.
A luglio 2016, ad esempio, le parti hanno sottoscritto un accordo quadro che ha permesso di diffondere l’erogazione dei premi di risultato legati alla produttività anche tra le piccole e medie imprese. L’accordo ha consentito alle PMI, sprovviste di un accordo sindacale specifico, di poter usufruire delle agevolazioni fiscali sui premi adottando uno schema-tipo negoziato tra le organizzazioni sindacali e imprenditoriali territoriali. Oggi, secondo le stime del ministero del Lavoro, il 20% dei contratti attivi è legato a questi modelli.
Il rinnovo del CCNL metalmeccanico ha dato un’ulteriore spinta propulsiva alla diffusione della cultura del welfare. Grazie all’accordo raggiunto dalle organizzazioni sindacali e datoriali, i lavoratori del settore metalmeccanico possono ricevere una somma monetaria annuale aggiuntiva allo stipendio, da spendere in benefit e servizi essenziali quali, ad esempio, libri di scuola per i figli, baby sitter, corsi di lingua, viaggi di formazione, rette scolastiche e molto altro ancora. L’accordo del comparto metalmeccanico ha così spianato la strada per la diffusione del welfare aziendale anche negli altri settori, come quello delle Telecomunicazioni, degli Orafi e della Moda.
L’intesa raggiunta dalle parti lo scorso 10 marzo con il Patto della Fabbrica va proprio in questa medesima direzione e mira a fissare alcune linee di indirizzo per la contrattazione collettiva su materie che interessano da vicino tutti i lavoratori: la previdenza complementare, l’assistenza sanitaria integrativa, la tutela della non autosufficienza, le prestazioni di welfare sociale e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Il Patto della Fabbrica ha quindi l’obiettivo di garantire ed estendere l’universalità delle tutele. Negli ultimi anni, infatti, la crisi economica ha messo a dura prova il sistema generale del welfare statale ed è anche compito delle imprese e dei sindacati lavorare in sinergia nell’affiancare lo Stato – senza sostituirsi ad esso, si badi bene – per far fronte alle sfide del prossimo futuro e far sì che le fondamentali esigenze dei lavoratori e delle loro famiglie non cadano inascoltate. Il welfare aziendale, non dimentichiamolo, è uno strumento di indubbio valore da questo punto di vista.