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Il pensiero politico e sociale di Francesco secondo Dominique Wolton

Papa Francesco non ha mai amato le interviste, ma da quando è arrivato al Vaticano il 13 marzo del 2013, ne ha concesse alcune. Sempre su temi che li stanno particolarmente a cuore. Tra febbraio del 2016 e febbraio del 2017 ha ricevuto 12 volte nella sua casa a Santa Marta il sociologo francese Dominique Wolton. Con lui ha sostenuto chiacchiere informali, senza protocollo ma piene di sincerità. Il risultato è un libro intitolato “Papa Francesco. Politica e Società” (Éditions de l’Observatoire) che fa da specchio sui pensieri politici e sociali del Santo Padre.

Con Wolton, Papa Francesco ha parlato di guerre, della crisi dell’Unione europea e dell’impegno sociale e politico della Chiesa. Per l’autore, Jorge Bergoglio “è il primo Papa della mondializzazione, a cavallo tra l’America e l’Europa. Un Papa umano e modesto, ma con una grande determinazione. Il suo ruolo non ha nulla da spartire con i grandi leader politici del mondo ma si confronta con loro costantemente”.

IL RUOLO POLITICO DELLA CHIESA

Sulle guerre, Papa Francesco dice di non sapere dove si posa in quel momento lo sguardo di Dio, ma sa dov’è l’uomo. Condanna la fabbrica e vendita di armi: “Siamo noi e la nostra umanità corrotta. Ma alle persone viene più facile chiedersi perché Dio permette queste cose. Tuttavia, siamo noi che lo facciamo. Perché lo facciamo?”.

Papa Francesco sostiene che la Chiesa deve servire nel campo politico per costruire ponti, con un ruolo diplomatico. Inoltre, si è detto favorevole ai partiti che adottano valori cristiani. “Ma non sono d’accordo su un partito solo per cristiani o cattolici. Sarebbe condannato al fallimento”.RV27876_Articolo

IN RISPOSTA A DONALD TRUMP

“Tutti gli uomini e tutte le istituzioni, in tutto il mondo, hanno sempre una dimensione politica – ha spiegato Papa Francesco al sociologo francese –. Sulla Politica, con la P maiuscola, disse il grande Pio XI, che è una delle forme più elevate di carità. Lavorare per una “buona politica”, significa spingere verso la crescita un Paese e una cultura. Quello è la politica. Ed è un mestiere. Al ritorno dal Messico, a metà febbraio del 2016, ho saputo dai giornalisti che Donald Trump aveva detto di me, prima di essere scelto presidente, che io ero un uomo politico. […] L’ho ringraziato perché Aristotele definisce la persona umana come ‘animal politicum’. È un onore per me”.

LA SOLUZIONE ALLA CRISI EUROPEA

Papa Francesco pensa che l’unità dell’Europa è in crisi ed è necessario che i nostri figli imparino a dialogare dalla scuola elementare. Riguardo al fenomeno della migrazione, il Papa sostiene che l’Europa sta tradendo i suoi valori, “non è capace di applicare la propria tradizione umanistica. Considera che l’Europa ha responsabilità particolari e che non deve fare la nonna, ma la madre. Se non lo farà l’Europa, altre parti del mondo lo faranno”.

CAPACITÀ DI ASCOLTO E PAZIENZA

Francesco ha detto di non volere essere chiamato “il Papa dei poveri” perché sarebbe un’ideologizzazione. Si dice il Papa di tutti, ricchi e poveri. Sostiene di essere libero, anche se non sempre fa quello che vuole: “Non mi sento prigioniero in una gabbia – ha spiegato al sociologo -. In questa gabbia del Vaticano, sì, ma non dal punto di vista spirituale. Non so se è quello, ma nulla mi spaventa. Forse è incoscienza o immaturità”. La sua prima qualità? La capacità di ascolto. “Scopro che ogni vita è diversa – ha detto Francesco -. E che ogni persona ha un suo cammino. Ascoltare. Non per fare gossip né per giudicare, ma per aprirmi a stili di vita e successi diversi. Sono anche paziente, per esempio quando ascolto gli anziani che ripetono sempre le stesse cose”.

Wolton ha scritto nel libro di riconoscere nel Papa una grande “profonda umanità, senso politico e onestà intellettuale. È una persona che detesta la rigidità, il conformismo e che andrà fino in fondo, nella piena consapevolezza della fragilità degli uomini, della storia e di se stesso”.

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