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Ecco cosa (non) succederà nella Cuba post-Castro. Parla il dissidente Pardo Lazo

Da ieri i 605 parlamentari cubani sono riuniti per scegliere il nome del nuovo Presidente di Cuba. Il voto definitivo, dopo la nomina dei candidati, si svolgerà oggi giovedì 19 aprile. Una giornata storica per l’isola: Raúl Castro passerà il testimone a una nuova generazione di leader politici e finirà un’egemonia famigliare inaugurata dal fratello Fidel nel 1959.

Secondo molti analisti il favorito ad assumere la presidenza è Miguel Díaz-Canel; una persona che Raúl Castro ha preparato strategicamente dal 2013 per coprire quest’incarico. Se viene confermato con il voto dell’Assemblea Nazionale cubana, sarà lui il primo leader cubano dopo l’era Castro.

Indipendentemente dal nome del nuovo presidente, l’obiettivo del governo cubano è quello di presentare un esecutivo unito, che dia l’idea – visibile – di un processo di continuità di potere a Cuba.

LA RETORICA DEL CAMBIAMENTO

In una conversazione telefonica con Formiche.net, Orlando Luis Pardo Lazo, scrittore e blogger dissidente cubano, ha spiegato che la retorica del castrismo sarà sempre quella di riformare e presentarsi come un modello alternativo al “capitalismo selvaggio” che flagella il mondo. Tuttavia, nella realtà non è così: “Loro diranno sempre che è necessario portare avanti nuovi cambiamenti. È una frase di Fidel Castro: ‘La rivoluzione cambierà tutto quanto deve essere cambiato’. Ma finché a Cuba sono vietati il diritto all’organizzazione politica fuori dal Partito Comunista Cubano, come recita l’articolo 5 della Costituzione, e l’organizzazione politica giovanile fuori dall’Unione dei Giovani Comunisti, imposta dall’articolo 6 della Costituzione, nulla cambierà”.

PER UN PROCESSO REFERENDARIO

Pardo Lazo ricorda l’iniziativa referendaria promossa da Rosa María Paya, figlia di Oswaldo Paya, attivista cubano morto in un misterioso incidente nel 2012. “Si vuole convocare un referendum per chiedere ai cubani se vogliono modificare alcuni articoli della Costituzione – spiega Pardo Lazo -. Con le leggi attuali, i giovani cubani sono condannati da qui all’eternità al sistema che regge in questo momento a Cuba. Non c’è spazio per alcun cambiamento politico”.

IL VERO NOME DEI SISTEMI 

Nonostante siano 30 anni che l’organizzazione ha l’accesso vietato all’isola, Amnesty International ha lanciato un appello a favore del dialogo, dopo l’insediamento del nuovo presidente cubano. Si potrà, dunque, iniziare una nuova fase favorevole per i diritti umani e civili dei cubani? “Anche se finissero gli arresti arbitrari a Cuba, quella resterebbe una dittatura. Nel caso il governo aprisse alla libertà economica e di creazione d’imprese e permettesse agli esiliati di ritornare in Patria o aprisse il Parlamento a politici dell’opposizione, quella cubana resterebbe comunque una dittatura. Il motivo: le leggi cubane non permettono il concetto della democrazia partecipativa e la separazione dei poteri”. Secondo Pardo Lazo, per il governo cubano la democrazia lascia spazio ad alcuni mali come la corruzione, impunità, narcotraffico e violenza, “mentre invece un regime con mano dura impone rispetto delle leggi e sicurezza. Sono due mondi completamente diversi. È necessario bandire concetti come ‘democrazia alternativa di partito unico’ e chiamare il sistema cubano con il suo vero nome: dittatura”.

DIVISIONE (FORMALE) DI ALCUNI POTERI

E che cosa succederà a Cuba dopo l’addio di Raúl Castro alla presidenza? Per Pardo Lazo si avvierà un processo formale e visibile di tre poteri che finora, nei mandati di Fidel e Raúl Castro, erano concentrati nella figura del Capo dello Stato: la presidenza del Consiglio di Stato, la presidenza del Consiglio dei Ministri e la presidenza dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare: “Si comincia una fase di allenamento per la transizione. In questa sessione si parlerà di queste nomine, che saranno affidate a tre persone di assoluta fiducia del regime, ma non della guida del Partito Comunista Cubano, che resta a Raúl Castro. Non penso però che ci saranno conseguenze politiche”.

RESPONSABILITÀ DELL’AVANA IN VENEZUELA

In quanto alla politica estera, “L’Avana ha un grande peso di responsabilità per la crisi venezuelana, il suo grande alleato regionale, – prosegue Pardo Lazo -, e ha bisogno di nuovi sostenitori in America latina dopo i cambi di governo in Brasile, Argentina, Cile, Ecuador. Resta fondamentale per Cuba la partita delle elezioni presidenziali in Colombia quest’anno. Cuba ha bisogno di essere leader regionale, di avere alleati per dare legittimità al suo sistema”.

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