Mentre facciamo il tifo perché l’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr) veda presto la luce, è forse il caso di far sapere agli italiani (in particolare ai dieci milioni coinvolti nella gestione di un’impresa) che un’altra anagrafe, completamente digitale, esiste già e da pochi mesi mette a disposizione di tutti gli imprenditori, senza oneri, l’identikit digitale della propria azienda.
L’anagrafe in questione è il Registro delle imprese delle Camere di commercio e l’identikit di sei milioni di imprese, che oggi operano in Italia, si trova nel “cassetto digitale” dell’imprenditore, realizzato da InfoCamere e accessibile all’indirizzo impresa.italia.it. A pochi mesi dalla lettera con cui il ministro Carlo Calenda comunicava alle imprese questo servizio – collocandolo come una tra le più importanti iniziative all’interno del Piano Impresa 4.0 – 36mila imprenditori hanno già “aperto” il cassetto digitale della propria azienda, scaricando gratuitamente oltre 77mila atti tra visure e bilanci. Un numero di attori ancora limitato e che va rapidamente incrementato, coinvolgendo le tantissime Pmi ancora lontane dal campo di gioco dell’economia digitale per farle entrare in partita, accanto a quel nucleo di imprenditoria innovativa che oggi ruota intorno a quasi 10mila start up e Pmi innovative e a 28mila imprese che fanno rete.
Per chi ancora guarda Internet con sospetto o pensa di essere troppo piccolo per il mondo dei big data, aprire il cassetto digitale può essere la scorciatoia per riguadagnare il terreno perduto. Le premesse perché questa operazione abbia successo ci sono. Basta guardare al percorso fatto negli ultimi anni dai professionisti italiani che, dovendo rapportarsi con una Pubblica amministrazione sempre più online come le Camere di commercio, oggi sono i più digitalizzati d’Europa.
Nell’era dell’economia 4.0, il cassetto digitale dovrebbe essere tra gli strumenti indispensabili per chiunque sieda al comando di un’impresa: un hub di informazioni e servizi – documenti della Camera di commercio sempre a portata di smartphone – da cui recuperare rapidamente i dati ufficiali sull’azienda per condividerli con partner, clienti, fornitori. Ma anche da inviare ad altre Pubbliche amministrazioni, per adempimenti o per partecipare a gare o bandi anche internazionali, visto che tra i documenti disponibili c’è anche la visura dell’impresa già tradotta in inglese. Da molti anni le Camere di commercio usano l’IT per essere più efficienti e far risparmiare alle imprese tempo e denaro. Oggi, nel cassetto digitale gli imprenditori trovano un patrimonio sotto forma di documenti ufficiali: 6 milioni di visure – anche tradotte in inglese – con 100mila certificazioni ambientali e di qualità e 5mila attestazioni di rating di legalità, 900mila bilanci, 2,8 milioni di atti costitutivi, un milione di fatture elettroniche, 400mila pratiche inviate ogni anno agli Sportelli unici per le attività produttive (Suap) di 3.600 Comuni.
Un valore che prossimamente si arricchirà con l’arrivo nel cassetto dei libri societari in formato digitale. Informazioni immediatamente utilizzabili – in modo semplice e sicuro, grazie all’accesso via Spid (il Sistema pubblico di identità digitale) – per ridurre più in fretta il proprio gap digitale e competere alla pari con chi è già più avanti. L’Italia digitale è in cammino. Quella delle imprese ha nelle gambe uno sprint in più e può tirare la volata al gruppo. Facciamole largo e sosteniamo la diffusione degli strumenti che possono accelerarne il passo come il cassetto digitale dell’imprenditore. Una piccola rivoluzione che può aiutare a ricostruire la fiducia verso la Pubblica amministrazione e avvicinare con semplicità gli imprenditori a una cittadinanza digitale più consapevole.