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L’Italia tentenna sulle basi Nato e l’Albania si propone come alternativa

Pentagono

Mentre Mosca continua il suo sforzo di legare a sé i Balcani occidentali e di allontanarli dalla sfera di influenza dell’Occidente, e paesi come l’Italia, in preda alle convulsioni post-elettorali, sono alle prese con dilemmi amletici sulle proprie alleanze internazionali, c’è un paese che ha fatto una chiara e netta scelta atlantica: l’Albania. Un orientamento confermato dalla visita del ministro della Difesa di Tirana Olta Xhacka al Pentagono, ricevuta dal Segretario James Mattis che ha ricolmato lei e il suo paese di elogi.

Membro della Nato dal 2009, l’Albania oggi desidera consolidare il legame transatlantico invocando la costruzione di una base statunitense “o della Nato” nel paese. “Pensiamo”, ha spiegato la ministra, “che sia giunto il momento che gli Stati Uniti stabiliscano una loro presenza in Albania”. Rivolgendosi a Mattis, Xhacka lo ha invitato “molto cordialmente a considerare di avere l’Albania coma una nazione di contatto nella regione”, aggiungendo che “abbiamo diverse idee su come rendere disponibile la nostra terra, cielo e basi navali, ma anche altre nostre capacità sia bilateralmente o attraverso la Nato”. In concreto, la ministra pensa alla creazione di una base militare “co-gestita” da Usa e Albania o, in alternativa, di una base navale sotto l’ombrello Nato.

La proposta di Xhacka nasce da una precisa scelta di campo da parte dell’Albania. “C’è bisogno di mandare un messaggio molto forte”, ha sottolineato, “ed è che i Balcani occidentali sono una regione orientata ad Occidente e che tutti noi condividiamo e dobbiamo proteggere gli stessi principi e valori, e guardiamo con fiducia al rafforzamento della nostra partnership strategica”. L’America può “contare su di noi come un alleato davvero affidabile”, ha aggiunto la ministra, secondo la quale l’Albania “potrebbe davvero essere una roccaforte degli Stati Uniti nella regione. Crediamo che i tempi siano maturi per una presenza degli Stati Uniti in Albania”.

Nel citare i motivi di questo deciso orientamento, Xhacka ha menzionato “l’intenzione della Russia di espandere la propria influenza con azioni di destabilizzazione, sia attraverso i loro servizi segreti che con gli investimenti o con mezzi ibridi o la propaganda”. Ma non c’è solo l’Orso russo a preoccupare l’Albania: la ministra nota anche “l’incremento delle intenzioni e degli interessi di altre nazioni come la Cina o l’Iran”.

Lusingato dalle parole dell’ospite europea, Mattis ha elogiato l’impegno dell’Albania nelle varie missioni internazionali per cui ha mobilitato propri uomini e mezzi: tra le altre cose, il Paese delle Aquile ha soldati in Afghanistan, al cui governo ha donato 30 mila vecchi Kalashnikov, e ha fornito un sostegno alla missione per sconfiggere lo Stato islamico, mettendo a disposizione dei curdi iracheni armi e munizioni.

“L’Albania”, ha sottolineato Mattis, “ha dimostrato che la dimensione geografica conta meno della dimensione del proprio impegno”. È grande il riconoscimento degli Stati Uniti nei confronti di un paese che schiera i propri soldati su tanti fronti. “L’impegno dell’Albania nel burden sharing”, ha aggiunto il Segretario, “arriva in un momento in cui la Russia cerca di dividere la nostra alleanza. Poche nazioni si dimostrano più consapevoli dell’Albania dell’influenza maligna della Russia nella regione”.

La disponibilità dell’Albania come piattaforma per le operazioni militari americane e della Nato non si limiterebbe a rafforzare il dispositivo militare occidentale in Europa, ma consentirebbe, in chiave preventiva, di supplire ad eventuali defezioni o titubanze da parte di altri alleati, tra cui l’Italia, dove l’appartenenza alla sfera di influenza degli Usa e alla Nato sono tradizionali oggetti di scontro politico.



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