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James Kirchick, due storie, le bretelle e un marsupio

Le vie dell’affermazione dei diritti sono infinite. E anche piene di creatività. Ultimamente mi hanno colpito varie storie. Ne voglio citare due che riguardano l’omosessualità. Sembrerebbe un tema oramai completamente accettato, ma non è così, almeno non in tutti i Paesi del mondo. Entrambe le storie riguardano l’uso dei media che, a volte, possono fare davvero la differenza.

La prima storia riguarda il personaggio che abbiamo intervistato per il nostro foglio mensile PRIMOPIANOSCALAc. È il giornalista e scrittore americano James Kirchick, autore del libro, non ancora tradotto in italiano, “The End of Europe: Dictators, Demagogues and the Coming Dark Age” (Yale, 2017). Il nostro colloquio spazia dai leader politici tedeschi alla condizione dell’Europa, e Kirchick ci fa capire una cosa: per comprendere cosa possa significare per l’UE e per il mondo la pressoché incontrastata leadership tedesca in Europa, bisogna semplicemente capire come i tedeschi stessi considerano l’Europa. Molti tedeschi la vedono come un peso e non come un beneficio; sono sempre più convinti che gli altri Stati Membri vogliano spillare sempre più soldi dalle loro tasche. Ma, ci svela Kierchick, non è così. La verità è che la Germania ha tratto i maggiori vantaggi negli ultimi sette decenni dell’unificazione europea, sia a livello economico che politico.

Nella sua bella intervista, poi, Kirchick fa riferimento a uno dei temi che gli sta più a cuore: i diritti dei LGBT, acronimo che sta per Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender.

Nel 2013, Kirchick viene invitato a partecipare a un programma di RT, il canale televisivo di Stato della Russia. Accetta, perché ha in mente un vero e proprio boicottaggio. Indossa un paio di bretelle dai colori arcobaleno, simbolo dei diritti LGBT, e “prende in ostaggio” la trasmissione per denunciare l’omofobia di Stato in Russia. “Dopo due minuti di dibattito, RT ha interrotto la trasmissione. Immediatamente dopo l’interruzione, sono diventato bersaglio di offese al vetriolo da parte di troll anonimi su Twitter e di personaggi ossessionati di complotti contro RT. Il filmato è diventato subito virale, con circa 800 mila visualizzazioni on line e menzioni su quotidiani e siti web in tutto il mondo” ricorda Kirchick. È la prova che la tv si può oscurare, ma il web non perdona.

La seconda storia è molto meno eclatante, ma forse non meno eroica. Riguarda un ragazzo, uno di quelli che molti possono etichettare in modo superficiale perché è uno youtuber, uno che ha cominciato la sua carriera “postando” video sui social media, ma poi ha fatto molto altro. Si chiama Willwoosh, ma il suo vero nome è Guglielmo Scilla. Qualche mese fa, nel settembre 2017, ha pubblicato un video in cui dichiarava la sua omosessualità con il divertente espediente retorico dell’enumerazione. Una semplice doppia lista delle “cose che mi piaccio e delle cose che non mi piacciono”, condita da un tocco di turpiloquio che, in questo caso, non guasta: “Le cose che mi piacciono sono le ciliege, il sushi, i libri, il rumore della pioggia, il caz…, Londra, l’indie, le stelle, i murales e gli indovinelli. Le cose che non mi piacciono invece sono il caldo, le scale, la febbre, i formaggi stagionati, la fig…, Charizard (un Pokémon ndr), lo spam, il calcio, le ingiustizie e i marsupi”. Il risultato? 1 milione e 400 mila visualizzazioni e una copertura mediatica a 360 gradi.

Ci sono tanti modi per affermare e proteggere un diritto. Quello che mi piace di queste due storie è che hanno sicuramente fatto sentire molte persone meno sole. Quello che non mi piace, concordo con Willwoosh, sono i marsupi. E, aggiungo, quelle ridicole salopette.

Leggi l’intervista a James Kirchick su PRIMOPIANOSCALAc

 

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