La posizione espressa da Paolo Gentiloni sullo strike in Siria è quella del Pd. A spiegarlo è Lia Quartapelle, deputata dei democratici ed esperta di politica estera. Inevitabili critiche alle posizioni filo-russe della Lega e all’ambiguità del Movimento 5 Stelle: due forze che, se dovessero passare alla prova del governo, metterebbero probabilmente in serio imbarazzo il nostro Paese su tutto ciò che concerne il nostro posizionamento internazionale e il sistema di alleanze in cui siamo inseriti.
Cosa pensa dello strike di questa notte?
Ritengo che l’impiego di armi chimiche necessiti una sanzione a livello internazionale. Dall’altro lato però penso che se si è così decisi e forti a colpire come hanno dimostrato Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, c’è bisogno della stessa determinazione per tornare al tavolo della pace. Ci vuole impegno per trovare una soluzione negoziata della crisi, impegno che in questi anni non abbiamo visto.
A differenza di altri Paesi europei, che hanno preso le distanze dalla decisione di attaccare del presidente Trump, Francia e Gran Bretagna hanno partecipato insieme agli Stati Uniti allo strike.
I tre Paesi che hanno partecipato all’intervento sono membri del Consiglio di Sicurezza e le ricordo che in questo momento non è possibile far valere il diritto internazionale come avvenne con l’attacco chimico da parte della Siria del 2013: allora il Consiglio autorizzò una missione di esperti indipendenti e poi autorizzò un lavoro per smantellare l’arsenale chimico di Assad. Questa cosa non è stata possibile e quindi quei tre paesi si sono presi la responsabilità che gli deriva dal sedere in quell’organismo.
Pensa che se Paolo Gentiloni fosse stato nel pieno delle sue funzioni avrebbe assunto la stessa posizione?
Io penso di sì. L’Italia è un Paese che ha sempre lavorato per la soluzione multilaterale delle crisi. Nel 2013 noi siamo stati in prima linea per favorire le ispezione e poi per aiutare nello smantellamento di una parte dell’arsenale chimico di Assad. Ma già allora ci dichiarammo contrari a qualsiasi intervento di carattere militare. La nostra posizione non è più cambiata da allora.
Il suo partito è compatto su queste posizioni?
Sì. C’è stato in noi grande orrore nell’apprendere le notizie dell’uso delle armi chimiche e al tempo stesso abbiamo detto che la crisi siriana non si esaurisce nell’episodio pur drammatico di Douma.
Cosa pensa delle posizioni della Lega e del Movimento 5 Stelle su questo episodio, con particolare riguardo al grido di dolore di Salvini?
Ciascuno si prende la responsabilità delle posizioni che esprime. Io penso sia importante per qualunque forza politica considerare chi loro rappresentano. Gli uomini politici italiani rappresentano l’interesse nazionale italiano sulla scena internazionale. Nessuno di noi, anche nel passato, ha detto che non si debba dialogare sulla Russia. Ma da qui a sposare la propaganda russa come ha fatto Salvini nei social network in questi giorni ce ne passa. Quanto ai pentastellati, la loro posizione in questo giorni è stata troppo attendista. Come se non avessero chiaro dove fosse l’interesse nazionale dell’Italia o come se non sapessero come riconciliare posizioni filo-assadiste. Ricordo che i 5 Stelle hanno proposto in Parlamento di togliere l’embargo alla Siria, delle sanzioni che colpiscono Assad e i suoi più stretti collaboratori. Penso che dobbiamo tutti cercare di lavorare perché invece l’Italia riesca a focalizzare la sua azione sul Mediterraneo come quella di una potenza che riconosce la preminenza del diritto internazionale, che si adopera per la soluzione multilaterale per le tante crisi che ci sono. Mi sembra che tutto questo esuli un po’ dalla titubanza del Movimento 5 Stelle e dal tifo aperto per la Russia che Salvini ha fatto in questi giorni.