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La realpolitik della Merkel fra Macron e gli euroscettici dell’Spd

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Berlino deve recuperare in fretta i mesi perduti restando dietro le quinte del teatro europeo e non solo. Deve sgomitare un po’, far sentire la propria presenza per recuperare il ruolo da leader nello scacchiere internazionale. E l’arrivo di Emmanuel Macron a Berlino, fissato per il 19 aprile, non fa altro che accelerare questo processo, mettendo anche alla prova la resilienza della coalizione di governo e a nudo le vere intenzioni tedesche sulla riforma della zona euro.

LE TENSIONI TEDESCHE

È giunto il momento che Berlino prenda una posizione. Sono finiti i sei mesi di stallo politico. La Germania ha ora un nuovo governo di coalizione che deve specificare fino a che punto tirare la corda nella dolorosa e urgente riforma dell’eurozona. Le differenze tra i compagni di coalizione stanno emergendo con forza in questi giorni di vigilia della visita del Presidente francese Emmanuel Macron, principale promotore del cambiamento, e queste sono spuntate proprio in seno al Parlamento tedesco. Alcuni membri del blocco conservatore (Cdu e Csu) guidati da Angela Merkel hanno infatti messo sul tavolo del gruppo parlamentare una proposta che pone ostacoli alla trasformazione del Fondo salva-Stati Esm in un Fondo Monetario europeo, una sorta di Fondo Monetario Internazionale in una versione Vecchio continente, con cui finanziare Paesi in difficoltà e prevenire crisi future. I cristiano-democratici, spiegano nel documento, vorrebbero un maggiore controllo del Bundestag su quel fondo oltre che una modifica dei trattati europei. Di fatto, spiegano gli esperti, quella proposta equivarrebbe a seppellire uno dei pilastri della riforma della zona euro già annunciata.

Al di là degli aspetti tecnici la verità è che la proposta è un attacco a una delle principali linee guida del quarto governo Merkel. I parlamentari del blocco Cdu-Csu sono consapevoli che parole che fanno rima con “socializzare debiti” e “finanziare disgrazie altrui” fa sentire puzza di marcio tra i contribuenti tedeschi. Ma la posizione dura è dettata anche dal fatto che alcuni membri dell’Unione hanno paura di cedere il monopolio della bandiera euroscettica, polo attrattivo delle ultime elezioni, alle due formazioni politiche che sono entrate con forza nel parlamento tedesco: i liberali (Fdp) e la estrema destra (AfD).

IL PENSIERO DI ANGELA

Il nein di Angela Merkel recapitato all’ala più dura del suo partito è stato perentorio. “La Germania può dare il proprio contributo e raggiungeremo impegni congiunti con la Francia entro giugno”, ha detto la Cancelliera in una conferenza stampa. Ma d’altronde una realpolitik si rende necessaria visto che l’altra parte del governo, i socialdemocratici, aveva affermato che investire capitali politici e finanziari in Europa era una delle sue prerogative per partecipare al nuovo governo Merkel. Quindi l’idea di stroncare sul nascere le riforme europee annunciate in precedenza provoca irritazione nei ranghi dell’Spd. Il leader del partito, Andrea Nahles, ha affermato:”Vogliamo portare avanti l’Europa anche grazie al Fondo monetario europeo, obiettivo concordato all’interno dell’accordo di coalizione”. Serve ancora più chiarezza? Anche il  membro dell’Spd Carsten Schneider ha ritenuto che “l’Europa ha aspettato la Germania per un anno […], quindi è tempo di essere consapevoli delle nostre responsabilità”.

“La verità è che né la Merkel né l’Spd hanno ancora spiegato cosa vogliono. Gli unici che parlano sono i più critici “, spiega Lucas Guttenberg, esperto di politica europea delll’istituto Jacques Delors di Berlino. “All’inizio dell’anno ci sono state dichiarazioni importanti, ma ora è difficile capire come possano esserci progressi”, pensa Guttenberg.


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