Dopo Stati Uniti, Regno Unito, Egitto e Francia, il principe saudita Mohammed Bin Salman fa tappa in Spagna e, come di consueto, sigla un grande accordo nel campo della difesa. Questa volta, l’intesa (per ora solo politica) riguarda l’acquisto di cinque corvette della spagnola Navantia e potrebbe valere fino a 2 miliardi di euro. In linea con l’ambizioso progetto di diversificazione economica Vision 2030, l’erede al trono saudita ne approfitta per rafforzare i rapporti bilaterali considerati strategici, soprattutto in chiave anti-Iran. Forse non è un caso che, dopo le visita di Bin Salman a Londra e Parigi, queste sembrino decise a seguire Washington in un attacco in Siria contro il regime di Damasco.
L’ACCORDO NEL SETTORE DIFESA
Il maxi accordo siglato ieri a Madrid arriva dopo anni di trattative, ma occorrerà aspettare ancora del tempo prima di arrivare un contratto d’acquisto vero e proprio. Il ministro della Difesa spagnolo Maria Dolores de Cospedal e il principe ereditario saudita (che svolge anche lui il ruolo di ministro della Difesa) hanno infatti firmato una lettera di intenti, un’intesa politica che dovrebbe tradursi in tre accordi. Il primo, spiega il quotidiano spagnolo el Paìs, è già stato firmato da Navantia e da Saudi Military Industries Company (Sami) per la creazione di una joint venture che si occuperà di sviluppare i programmi navali per il Regno saudita. Il secondo coinvolge le Forze armate spagnole, che saranno incaricate di addestrare i marinai sauditi che opereranno a bordo delle corvette. Infine, ci sarà il contratto d’acquisto vero e proprio tra il ministero della Difesa saudita e la joint venture Navantia-Sami.
LE ALTRE INTESE SIGLATE A MADRID
Tra gli incontri di Bin Salman con il re Filippo VI e il premier Mariano Rajoy, la nutrita delegazione saudita ha firmato a palazzo della Moncloa (sede della presidenza del governo spagnolo), un accordo sul trasporto aereo per incrementare i voli tra i due Paesi, un programma per la cooperazione culturale e due memorandum sulla cooperazione scientifica e in tema di lavoro. L’Arabia Saudita, ricorda el Pais, è il primo partner spagnolo in Medio Oriente, con uno scambio di quasi 6 miliardi di euro nel 2017 e un saldo che per Madrid è negativo di circa 1,4 miliardi. A compensarlo c’è la presenza crescente e significativa delle imprese spagnole nel Regno. Il consorzio spagnolo-saudita, Al-Shoula, si sta occupano dell’alta velocità tra La Mecca e Medina, mentre il gruppo spagnolo Fcc guida il consorzio che sta realizzando la metropolitana a Riad.
LA VISION 2030 DEL PRINCIPE SAUDITA
Per l’Arabia Saudita, l’intesa con la Spagna si inserisce nella Vision 2030 promossa dal principe Mohammed bin Salman, un ambizioso e mastodontico progetto che punta a diversificare l’economia del Regno, slegando dalla dipendenza dal petrolio, con importanti investimenti in un molteplicità di settori. Tra questi, spicca il comparto difesa, particolarmente caro al principe ereditario e su cui il piano prevede cospicui accordi internazionali che coinvolgano sempre di più industrie locali, così da sviluppare il settore nazionale.
UN VIAGGIO PER RAFFORZARE IL CONSENSO ANTI-IRAN
Madrid è l’ultima tappa di un lungo viaggio che nelle scorse settimane ha portato il principe negli States, poi in Egitto, nel Regno Unito e in Francia. Tra accordi, memorandum e parole di reciproci apprezzamenti, Mohammed Bin Salman ha dato l’impressione di voler svecchiare l’immagine di un Regno troppo conservatore. Oltre alle intese e alle commesse (da notare gli accordi in tema di cyber-security con le maggiori aziende Usa), il viaggio del principe ha avuto un chiaro obiettivo strategico: rafforzare i rapporti bilaterali con alcuni attori-chiave e dunque potenziare il consenso internazionale intorno ai proprio interessi, soprattutto in chiave anti-iraniana. Come ha spiegato Emanuele Rossi su queste colonne, “il giovane bin Salman è il promotore di una politica estera assertiva, che vede l’Arabia Saudita aumentare il confronto regionale con l’Iran; attività che richiede il sostegno degli alleati locali, come l’Egitto, e dei protettori internazionali, Regno Unito e Stati Uniti su tutti (ma pure la sponda dell’impegnatissima Francia macroniana piace a Riad)”. E non pare dunque un caso che l’escalation siriana veda non solo Washington, ma anche Parigi e Londra decise a intervenire con durezza in Siria contro il regime di Damasco, proprio in linea con la posizione di Riad.