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La ricetta della felicità politica secondo Ivo Tarolli

contratto, italiani

Lo tsunami elettorale tanto paventato, ma mai concretamente creduto, alla fine si è materializzato. L’Italia si è divisa in tre grandi aree politiche: il centrodestra con il 38% di consenso, il Movimento 5 Stelle con il 32% e il centrosinistra con il 26%. E la cultura cristiano-popolare? Minoranza nella pratica religiosa ma senz’altro maggioranza nel sentimento culturale, dov’è finita? Non solo in termini di rappresentanza politico-istituzionale, che già da sola costituisce un problema serio, a cui il mondo cattolico sia delle gerarchie sia delle realtà associazionistiche e popolari, non presta la necessaria attenzione, ma anche nella testimonianza culturale, nella capacità progettuale e nella interlocuzione politica, senza le quali non si capisce come si possa tradurre la Fede in atti e scelte che orientino la modernità.

In Italia, e più in generale nel meridione d’Europa, in questi anni si è radicalizzata una crisi economica lunga e dura, che ha provocato l’innalzamento del numero di persone senza lavoro, e con esso del numero di coloro che sono caduti in povertà. Ma questa realtà è stata confinata nelle aride cifre dei rapporti degli istituti di rilevazione, senza comprendere che dietro ai numeri ci fossero persone. Padri e madri che non riescono a tenere in piedi una famiglia, e giovani che non trovano risposta al desiderio di futuro. Se a questa realtà aggiungiamo le debolezze, le carenze o l’incapacità delle classi dirigenti, sia nei loro comportamenti individuali sia nella capacità di gestione della cosa pubblica, la miscela diventa esplosiva.

Quando le crisi economiche così dure e così lunghe si intersecano con quelle etiche e morali, e anche con quelle politiche e istituzionali, i contraccolpi sono inevitabili. Il nazismo in Germania si impose dopo un decennio di sofferenze e di difficoltà di ogni genere, con gli abitanti delle città che andavano a rubare ai contadini perché non ce la facevano a sfamarsi.

È la storia che ci dice che esiste un nesso stretto tra etica dei comportamenti, qualità della democrazia e andamento dell’economia. I tre campi sono collegati da stretti vasi comunicanti che hanno bisogno non di semplificazioni ma di progetti a medio termine, di risposte organiche e illuminate che le sole politiche dei numeri non sono in grado di assicurare.

Se la politica vuol tornare a ridare “felicità” ai membri della polis, non può che ripartire da orizzonti che uniscano, che coinvolgano, che facciano sentire a ciascun elettore di essere parte attiva e ascoltata delle comunità. Di avere una prospettiva. Di essere considerato una persona indispensabile. In aiuto ci può venire la tradizione dell’Umanesimo cristiano e più in generale degli insegnamenti dei grandi pensatori della Chiesa. Padre Damasceno, dottore della Chiesa, vissuto a cavallo fra il VII e il VIII secolo rifletteva: “La tua salvezza la trovi nell’altro. La tua libertà si celebra nel realizzare la libertà dell’altro”. Mentre la libertà, nella tradizione occidentale è limitativa e viene declinata nell’espressione del libero arbitrio, fino a non ledere la libertà del vicino, la libertà promossa dall’insegnamento cristiano si realizza non dentro un contesto “ristretto”, ma si compie e si esalta in una palestra che include, che ingloba e che ti fa sentire di appartenere a qualcosa di più grande. Non ci sono più dubbi sulla strada da percorrere: ritornare all’Unità possibile delle tante espressioni del mondo cattolico italiano, che veicoli un progetto organico, fatto di contributi concreti, per non far mancare il nostro apporto alla ricostruzione di questo Paese.

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