“Mia mamma è nata sotto il regime castrista, io sono nata nel castrismo e mio figlio e nato sotto il castrismo. Almeno tre generazioni di cubani abbiamo vissuto nella leadership di due uomini con uno stesso cognome. Quest’uniformità finirà il prossimo 19 aprile, quando si conoscerà pubblicamente il nome del nuovo presidente. Sia di continuità o riformista, il suo arrivo al potere segna un fatto storico: la fine dell’era Castro nell’isola”. Con queste parole la blogger cubana Yoani Sánchez racconta, da un punto di vista personale, che cosa significa il cambio di presidente a Cuba in un articolo pubblicato dal sito 14ymedio. Dopo una decade, Raúl Castro finirà il mandato presidenziale e passerà il testimone a una nuova generazione di politici, mettendo fine all’egemonia della famiglia Castro iniziata nel 1950 dal fratello Fidel.
L’Assemblea Nazionale cubana ha anticipato al 18 aprile la prima sessione per scegliere il prossimo presidente di Cuba. Il favorito è il vicepresidente, Miguel Díaz-Canel, braccio destro di Raúl Castro dal 2013. Per la prima volta da 60 anni, tutto indica che il nuovo leader non solo non fa parte della famiglia Castro, dove da anni c’era una battaglia tra figli e nipoti per l’eredità politica di Fidel Castro, ma nemmeno è protagonista della Rivoluzione del 1959 né è membro delle forze militari. A Cuba il testimone passerà ad una nuova generazione politica.
Miguel Díaz-Canel sarà nominato presumibilmente il 19 aprile. Nato a Villa Clara nel 1960, è laureato in Ingegneria elettronica, ammiratore dei Beatles ed ex professore universitario. Díaz-Canel è stato definito da Antonio Rodiles, oppositore e leader della campagna #MásCastrismoParaQué come “l’uomo ‘cucchiaio’, perché non ‘punge né taglia’ (come le forchette o i coltelli, ndr). È un personaggio grigio, senza carisma né pedigree rivoluzionario. A Cuba tutti sono consapevoli che l’uomo sarà una facciata per Castro, che continuerà a governare”.
In un’intervista pubblicata dal sito indipendente Martí Noticias, il giornalista Lázaro Yuri Valle Roca prevede che con Díaz-Canel come presidente, la repressione contro la libertà di stampa ed espressione aumenterà perché si tratta di un personaggio che non ha sostegno popolare. Poco è cambiato con le elezioni legislative dell’11 marzo. I 605 deputati del Consiglio di Stato, che sceglieranno il nuovo presidente cubano, sono stati votati da una piccola porzione rappresentativa della popolazione con diritto al voto: lo 0,007% dei cubani.
In materia di diritti umani, la situazione è rimasta uguale o anche peggio. A poche settimane dall’insediamento del nuovo presidente cubano, Amnesty International ha registrato 340 arresti arbitrari nel mese di marzo. Nel 2017 sono stati 4821.
Il presidente Donald Trump ha promesso azioni importanti contro i regimi di Cuba e Venezuela durante una visita a Miami. “Succederanno cose molto, molto buone. Con Cuba e con il Venezuela abbiamo la situazione sotto controllo”, ha dichiarato Trump in una intervista a Univisión Radio. “Come voi sapete – ha aggiunto – il presidente Barack Obama ha regalato tutto ma io sto cercando di riprendercelo. In questo momento siamo duri con Cuba perché vogliamo che il popolo sia libero. Lo stesso con il Venezuela. Ma faremo di più”. Trump ha spiegato che il nuovo consigliere per la Sicurezza Nazionale, John Bolton, è a favore della lotta contro questi governi per “avere giustizia, per avere risultati giusti […] perché sono stati molto, molto ingiusti con questi popoli”.
I cubani però restano scettici. “Adesso, la biologia sta per porre fine a un capitolo della storia. Il calendario cubano potrebbe iniziare il suo anno e avere anche un nuovo inizio – scrive Yoani Sánchez -. Tuttavia, al posto di persone con bandiere nelle piazze, giovani entusiasti, si percepisce solo stanchezza a Cuba. È questo l’atteggiamento di milioni di persone con l’entusiasmo rachitico dopo una lunga attesa”.