Si parte dai programmi. Lega e M5S stanno definendo in queste ore il “contratto di governo” che dovrebbe essere la base del nuovo Governo. I punti di convergenza sono molti, i temi di inconciliabilità tutto sommato residuali. Un accordo di coalizione tra le due forze è possibile. Ed era possibile anche un mese fa. Bastava mettere a confronto le “promesse elettorali” per rendersi conto che le cose che accomunano Lega e M5S sono di più di quelle che li dividono.
Reti, alla vigilia delle consultazioni al Quirinale, ha condotto un’analisi comparativa dei programmi M5S-Lega-coalizione di cdx, depositati al Viminale, per verificare la loro distanza sulle policy e sulle proposte. Sono stati individuati 50 temi, divisi in 11 macro-aree (Giustizia, Europa, Immigrazione, Fiscalità, Lavoro, Energia, Ambiente, Infrastrutture, Industria 4.0, Editoria e Gioco d’Azzardo). I punti di divergenza, anche se focalizziamo l’attenzione solo su pentastellati e Lega, restano solo 12 su 50. E riguardano soprattutto ambiente ed editoria, questioni che caratterizzano da sempre la dialettica e lo scontro tra queste forze. Semaforo giallo, invece, su politiche di Industria 4.0, del gioco d’azzardo e delle infrastrutture.
Non sarà immediata ma neppure impossibile l’intesa su questi temi se ci sarà la volontà politica. Nessuno vuole abolire o mettere in discussione il piano del Ministro Calenda. Sul gioco d’azzardo convergenza su opportunità di recuperare più soldi, riducendo l’offerta (anche se solo i 5 Stelle arrivano a proporre l’abolizione dei concessionari). Sulle infrastrutture di trasporto sarà facile intendersi su trasporto ferroviario e implementazione delle aree portuali magari mettendo da parte la task force sui concessionari autostradali, proposta solo dai 5 stelle.
Anche sui temi caldi della campagna elettorale: tasse, reddito di cittadinanza, immigrazione e sicurezza, che la bilancia pendesse verso un accordo era già chiaro. Il punto critico sono i migranti. Ma poche differenze ci sono sulla flat tax leghista e la riduzione delle aliquote irpef con no tax area dei grillini (tant’è che già da venti giorni Toninelli ha aperto sulla proposta del centrodestra), come pure la distanza era già visibilmente colmabile tra salario minimo proposto dalla Lega e reddito di cittadinanza proposto dai 5 stelle. Niente da interpretare sulla sicurezza.
Entrambi sono per “liberalizzare” la legittima difesa. E infatti sono punti già messi nero su bianco nel confronto che si è sviluppato finora. Sul resto, come emerge anche dalle indiscrezioni e dalle cronache di queste ore, molti semafori verdi o comunque assenza di elementi di scontro inconciliabili. I leader dei due partiti hanno già stilato una prima lista di punti convergenti, oltre a quelli che ho già citato: superamento della legge Fornero, sburocratizzazione e riduzione di leggi e regolamenti; introduzione di misure per favorire il recupero dei debiti fiscali per i contribuenti in difficoltà; studio sui minibot, flat tax, riduzione costi della politica, lotta alla corruzione. A questi, possono aggiungersene altri.
Intesa sulle energie rinnovabili. Semaforo verde certamente arriverà sulle tasse (via Equitalia, riduzione – con una o più aliquote – dell’Irpef) ed arriverebbe sull’Europa (tutti vogliono superare il rapporto 3% deficit/PIL e rafforzare la forza della legislazione nazionale rispetto a quella UE), se a mitigare la posizione non fosse arrivato ieri il richiamo di Mattarella. Insomma trovare un accordo non sarà difficile, anche se all’ultimo momento i contraenti dovessero diventare tre, con l’arrivo al tavolo di Fratelli d’Italia.
La vera prova, però, sarà quella di governo. Sarà la gestione delle politiche e del potere. Da questo dipenderà la durata e la stabilità.