Il caccia di quinta generazione F-35 realizzato da Lockheed Martin ha fatto il suo debutto in missioni combat. Ad annunciarlo, via Twitter, sono state le Forze di Difesa israeliane, che hanno comunicato l’impiego operativo del velivolo denominato “Adir”. Il ricorso al nuovo caccia stealth è un segnale diretto agli avversari di Israele, in particolare all’Iran e ai suoi proxy che tanto preoccupano Gerusalemme.
ISRAELE MOSTRA I MUSCOLI
Dopo l’annuncio di Trump sul ritiro dell’accordo nucleare iraniano e su nuove “massive” sanzioni contro Teheran, la tensione è salita tra le due potenze mediorientali. In linea con l’attenzione costante ai movimenti iraniani in Siria e Libano, Israele sembra dunque intenzionata a mostrare i muscoli, e lo fa ricorrendo al caccia più moderno in circolazione. L’ultima escalation si è verificata agli inizi di maggio, quando Israele ha condotto la più grande operazione dal 1973 contro postazioni iraniane in Siria, in risposta all’attacco condotto sulle alture del Golan.
L’IMPIEGO DEGLI F-35
“Gli aeroplani Adir sono già operativi e volano in missioni operative”, ha detto il generale Amikam Norkin dell’Aeronautica israeliana. “Siamo i primi al mondo ad utilizzare l’F-35 in attività operative”, ha aggiunto il militare specificando che “stiamo volando con l’F-35 in tutto il Medio Oriente”. Secondo quanto riporta l’agenzia Haaretz, i velivoli sarebbero stati impiegati in due recenti bombardamenti in Siria, anche se Norkin ha mostrato le immagini dei velivoli sopra il cielo di Beirut, in Libano, attività generalmente condotta dagli F-16. A sostegno della versione di Haaretz, c’è un tweet delle Forze di Difesa israeliane relativo al recente attacco in Siria, cinguettato immediatamente prima di quello relativo all’F-35: “Gli iraniano hanno lanciato 32 razzi, ne abbiamo intercettati quattro, mentre il resto è caduto al di fuori del territorio israeliano. Durante il nostro attacco di risposta, oltre 100 missili terra-aria sono stati sparati contro i nostri aerei”. Come nota il sito specializzato americano DefenseNews, l’impiego dell’F-35 in Siria potrebbe essere inoltre una risposta all’abbattimento dell’F-16 israeliano dello scorso febbraio, dopo il quale erano stati in molti a chiedersi il perché l’Aeronautica non facesse ricorso al nuovo caccia di quinta generazione.
IL PROGRAMMA JSF E LA PARTECIPAZIONE DI ISRAELE
Ad ogni modo, per il programma Joint Strike Fighter (Jsf) si tratta di una nuova pietra miliare, particolarmente significativa in vista del passaggio al pieno rateo produttivo da parte del costruttore americano e dei parnter internazionali, tra cui anche l’italiana Leonardo che gestisce l’unica Final assembly and check out facility (Faco) a Cameri, in provincia di Novara, uno dei due centri internazionali di produzione finale, tra l’altro selezionato come centro europeo per le attività di manutenzione, riparazione e aggiornamento (Mro&U).
Per la partecipazione israeliana, nota ancora DefenseNews, l’impiego potrebbe inoltre precedere un aumento della richiesta del velivolo. Attualmente, il Paese ha ordinato 50 F-35. La possibilità di comprarne altri è già stata oggetto di dibattito in seno al Parlamento, che chiedeva un’analisi approfondita del programma prima di procedere all’acquisto di ulteriori 25 o 50 velivoli. Il primo velivolo è stato consegnato a giugno del 2016 nello stabilimento Lockheed Martin di Fort Worth, mentre la capacità operativa della flotta è stata annunciata a dicembre dello scorso anno, dopo il completamente della fase di integrazione e training presso la base aerea di Nevatim. Attualmente, stando a quanto affermano i media nazionali, nove F-35 israeliani sarebbero operativi. Che il primo impiego operativo venga da Israele non è un caso. Il Paese è stato il primo a selezionare il velivolo all’interno del processo statunitense Foreign Military Sales, firmando una lettera d’intenti a ottobre 2010.