Alla domanda “dove andare ?”, la risposta è complessa. Non sempre lo sappiamo perché la realtà è sorprendente. Centrale, in questa riflessione, è il tema della formazione. Chi formiamo, e per cosa ?
Mauro Ceruti (2018) scrive: La formazione è un processo duale, in cui si intrecciano due tipi di apprendimento molto differenti: uno è di tipo quantitativo, l’altro di tipo qualitativo. Nel primo caso, il motore dello sviluppo è il “sapere di non sapere”. In questo modo collochiamo i nuovi apprendimenti entro uno spazio cognitivo che resta saldo e invariante. Il mondo rimane lo stesso ed è solo la conoscenza delle sue regioni che si estende, si amplia, si approfondisce. Siamo “a casa nostra”, e vediamo sempre più lontano. Il secondo tipo di apprendimento, più raro, si basa proprio sull’esperienza, spesso subitanea o addirittura drammatica, di “non sapere di non sapere”. Questa esperienza mette in discussione il nostro stesso spazio cognitivo, nel quale pensavamo di poter collocare in modo non problematico i nuovi approfondimenti. Tale esperienza, infatti, impone il problema di “riapprendere ad apprendere”, esige un cambiamento delle nostre domande. Improvvisamente, la nostra esplorazione ci porta in nuovi mondi.
L’imparare a “riapprendere ad apprendere” è un esercizio che non ha fine in senso temporale perché dura lungo tutto l’arco della vita. Nel mistero della realtà, l’ignoranza si fa conoscenza e ri-diventa ignoranza e così via. Per essere, non può finire il nostro bisogno di conoscere.
“Dove andare ?” è una domanda che ne nasconde infinite altre. Perché il “dove” è fatto d’infiniti mondi e il “come” d’infinite potenzialità/possibilità e d’infiniti metodi: non esiste un “metodo universale” di formazione. Per questa ragione va ri-pensato il sistema di formazione e occorre farlo per trasformare ogni aula in una “pluriversità”. In questa prospettiva ,cambia il trasferimento delle conoscenze (quella che chiamiamo “didattica”), cambia la natura e il ruolo dei docenti che diventano testimoni-di-realtà, cambia il senso del ricercare che diventa ri-cercare.
La formazione è formazione-nella-vita e in-ogni-vita; è un cammino tortuoso e incerto e, per questo, ri-creatore, progettuale. Nel formare, lavoriamo a far scoprire ciascuno a sé stesso nella rel-azione con ogni altro. Ed è una scoperta senza sosta, lungo tutto l’arco della vita, che si scatena soltanto attraverso la contaminazione per la fecondazione reciproca. Ogni mondo personale si innova aprendosi alla chiamata della vita, globale per natura. Per queste ragioni, la formazione progettuale è form-azione.
Ecco l’agire. La form-azione accompagna l’azione, tira fuori il nostro senso e lo dona alla realtà; in tal senso la form-azione è in-utile, sfugge alle necessità dell’ “imminenza dell’utile”, non è “finalizzata”, non “serve”.