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Phisikk du role – E adesso cosa accadrà?

Siamo sinceri: è difficile in questa surreale vicenda del governo gialloverde che poi non nacque, tenere a bada la sgradevole sensazione di essere caduti tutti nella trappola di chi voleva andare a votare subito. Siamo disposti a concedere che questo non fosse l’obiettivo condiviso da entrambi i contraenti il patto di governo, ma forse solo di uno.

Fatto sta che l’affaire Savona è stato brandito come un grimaldello per raggiungere l’obiettivo del non far decollare il nuovo esecutivo e avviare la nuova fase della campagna elettorale, che partì nell’ormai lontano dicembre 2017. Una nuova campagna elettorale, dunque, che ha già declinato i suoi connotati salienti: “I poteri forti, le banche, l’Europa ladrona, hanno fatto saltare il banco perché avevano paura di un’Italia finalmente sovrana. Dateci i voti per governare da soli”. Non è difficile immaginare che lo spot della prossima campagna elettorale sarà la procedura di impeachment, priva di plausibile sostanza giuridica, perché la messa in stato di accusa è prevista dall’art. 90 della Costituzione per alto tradimento o attentato alla Costituzione. Fattispecie che non ricorrono nel caso in cui il Capo dello Stato nell’esercizio dei suoi poteri si esprime – come più volte è avvenuto nella storia della Repubblica – sull’adeguatezza di un ministro a ricoprire nell’interesse supremo della nazione la sua carica.

Il fatto è che in passato le valutazioni presidenziali non hanno dovuto prendere la forma delle esternazioni, ma è bastata la “moral suasion”preventiva a sciogliere l’impasse, con l’accettazione da parte dei contraenti politici dei “suggerimenti” del Capo dello Stato. Questa volta no: la politica ha deliberatamente cercato l’eclatanza di un conflitto istituzionale, chiamando Mattarella alla necessità di una esternazione per spiegare ai cittadini la ragione delle sue scelte.

Se Lega, Cinque Stelle e Fratelli d’Italia andranno avanti nel proposito di mettere in stato d’accusa il Presidente, dunque, si aprirà un percorso lungo e complesso, con destinazione finale Corte Costituzionale allargata a sedici giudici aggregati estratti a sorte. I voti per l’impeachment questo ventaglio di forze ce l’avrebbe nelle due camere (maggioranza assoluta) e la propaganda elettorale sarebbe assicurata. Altra cosa sarebbe la decisione, giuridicamente meditata e non politica, della Corte.

Intanto un governo, ancorché non fiduciato, dovrà prendere quota, non foss’altro che per consentire al Parlamento di partire e di avere un’interlocuzione e fare alcune cose prima del voto. La legge elettorale, per esempio. Fosse anche l’unica legge del Parlamento della XVIII legislatura, è assolutamente necessario che la faccia, per evitare di tornare nel doloroso e irresolubile impasse in cui siamo caduti. È un momento difficile della Repubblica ed occorrono nervi saldi e pompieri. Non sono graditi incendiari.

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