Ci sono cose che vediamo tutti i giorni e ci fanno abbassare lo sguardo dall’imbarazzo. Sono i senzatetto sui cartoni, nelle nicchie dei bancomat; le mamme-bambine, tra i fumi si scarico dei semafori, che chiedono l’elemosina con i neonati in braccio; le anziane signore vestite di nero, in ginocchio con la fronte a terra e il piattino davanti (tutte con la stessa postura, come prescrive il “format” imposto dal racket che le tiene in pugno).
Vediamo e non facciamo nulla, perché non abbiamo idea di cosa fare. Allora evitiamo di incontrare quegli sguardi, perché ci sbattono in faccia la nostra impotenza. La considerazione è banale: viviamo in una società dove l’evoluzione tecnologica viaggia a ritmi forsennati, mentre quella sociale stenta a stare al passo. Ma c’è qualcuno che ha pensato di mettere insieme l’una e l’altra e il risultato è degno di nota. Si chiama Kevin F. Adler e noi di Telos A&S lo abbiamo intervistato per PRIMOPIANOSCALAc.
Quella di Adler è un’idea semplice: il suo progetto, Miracle Messages, aiuta i senzatetto a ricongiungersi con i propri familiari, facendo loro registrare un video messaggio che viene pubblicato sui social media. Fino a oggi, Miracle Messages ha realizzato 100 riunioni familiari, il 25 % delle quali ha portato i senzatetto ad avere un alloggio stabile. Entro il 2023, Adler intende ricongiungere un milione di persone.
Ci chiediamo come sia possibile finire per la strada. Spesso queste persone sono malate di mente o disabili oppure hanno divorziato o sono cadute in rovina. Un amico di mio padre era un consulente aziendale. Aveva una laurea, un master e tante competenze. A un certo punto il lavoro, come purtroppo può accadere, ha cominciato a mancare. È caduto in depressione, ha perso la casa e non ha cercato più un nuovo lavoro. È finito a vivere in macchina e a mangiare alla mensa della Caritas. Aveva parenti e amici ma, per orgoglio e vergogna, non ha mai chiesto aiuto ed è morto in miseria. Nessuno sapeva veramente come stessero le cose. Molti, forse non tutti, avrebbero voluto sapere e sarebbero stati felici di aiutarlo, anche per superare quell’imbarazzo dell’impotenza che ci insegue tutti i giorni.
A volte serve solo qualcuno che ci aiuta a chiedere aiuto. È quello che fa Kevin F. Adler.