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L’Iran bombarda il Golan e conferma le paure di Israele e Stati Uniti

In uno sviluppo che era nell’aria da tempo, stanotte forze iraniane stazionate in Siria hanno attaccato basi dell’esercito israeliano (IDF) nelle alture del Golan, provocando una dura risposta da parte dello Stato ebraico.

Come riferisce il portavoce dell’IDF, tenente colonnello Jonathan Conricus, “alle 12.10 circa, dieci minuti dopo mezzanotte, forze che appartengono alla forza Quds iraniana hanno sparato approssimativamente venti proiettili – la maggior parte dei quali missili ma questo lo stiamo ancora determinando – verso le linee avanzate dell’IDF nelle alture del Golan”. “Al momento, non siamo al corrente di alcuna vittima”, ha precisato Conricus, mentre i danni materiali sarebbero molto limitati.

Secondo le prime stime, l’attacco sarebbe stato condotto con venti razzi di tipo Grad e Fajr, che sono stati intercettati dallo scudo antimissile israeliano Iron Dome o sono andati completamente fuori bersaglio. Israele non ha dubbi sulle responsabilità: l’incursione, ha detto Conricus, è stata “comandata e ordinata” dal generale Qassam Soleimani, capo della Forza Qods dei Guardiani della Rivoluzione.

Tutto si può dire fuorché sia stata una sorpresa. Poco prima che Donald Trump, martedì scorso, annunciasse il ritiro dall’accordo sul nucleare, l’IDF aveva fatto sapere di aver identificato “attività irregolari di forze iraniane in Siria”, e aveva deciso di aprire i rifugi antiaerei nel Golan. I sistemi di difesa erano stati allertati così come le truppe dell’IDF. Come aveva spiegato l’esercito israeliano in una dichiarazione ufficiale, “l’IDF è preparata a vari scenari e ammonisce che a qualsiasi aggressione contro Israele risponderemo con severità”.

Infatti, così è stato. Poco dopo l’attacco da parte iraniana, l’IDF ha avviato una serie fittissima di rappresaglie colpendo decine di siti militari iraniani in Siria. “Ancora non conosciamo il conteggio delle vittime iraniane”, ha detto Conricus. “Ma posso dire che per quanto concerne il nostro scopo, ci siamo preoccupati meno del personale e più delle capacità e dell’hardware… per infliggere danni a lungo termine all’establishment iraniano in Siria”.

L’IDF ha colpito anche numerosi obiettivi siriani. I media di regime hanno riferito che decine di missili israeliani hanno colpito una stazione radar, posizioni difensive e depositi di munizioni. Colpita anche la località di Baath City nella regione meridionale di Quneitra e le città di Damasco, Homs e Sueida. Come ha spiegato l’agenzia di stampa di stato SANA, citando una fonte militare, “le difese aeree si sono misurate con decine di missili iraniani e alcuni di essi hanno colpito il loro obiettivo”.

Che Israele colpisca obiettivi in Siria non è una novità: l’ha fatto ripetutamente, anche negli ultimi mesi. Il vero elemento dirompente è l’attacco a sorpresa dell’Iran contro Israele. Si tratta, come temono molti analisti, del primo assaggio di un confronto a tutto campo tra i due paesi, pericolosamente vicini l’uno all’altro con le loro forze armate. L’Iran non ha mai nascosto d’altro canto che il suo obiettivo, con la partecipazione alla guerra in Siria, è di egemonizzare la regione ai confini con Israele per meglio tenere sotto scacco lo Stato ebraico. Israele, dal canto suo, considera l’Iran il suo arci-rivale. Non a caso il primo ministro Benjamin Netanyahu è stato tra i pochi a rallegrarsi della decisione del presidente Usa Donald Trump di denunciare l’accordo sul nucleare con Teheran, frutto della sintonia piena tra Israele e Casa Bianca sulla percezione della minaccia iraniana.

Dall’America è arrivata infatti puntuale la condanna della mossa iraniana. La portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, ha dichiarato che l’attacco di stanotte “è l’ulteriore dimostrazione che del regime iraniano non ci si può fidare ed un altro buon promemoria che il presidente ha preso la decisione giusta a uscire dall’accordo nucleare con l’Iran”.



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