Elezioni parlamentari con sorpresa in Iraq. Secondo i risultati di dieci province su diciannove forniti dalla commissione elettorale, la coalizione guidata dall’influente chierico Moqtada al-Sadr è in testa. La segue l’alleanza dei candidati provenienti dal bacino delle forze paramilitari e guidata da Hadi-al Amiri, un ex ministro dei trasporti che ha stretti legami con l’Iran e che, con la sua forza Badr, ha combattuto con il rango di comandante lo Stato islamico durante la guerra con i jihadisti che si è conclusa lo scorso autunno.
Sia Sadr sia Amiri sono risultati primi in quattro delle dieci province di cui si conoscono i risultati, ma il primo ha fatto il pieno di voti a Baghdad, che è la sua roccaforte elettorale e garantisce il maggior numero di seggi. Solo terzo invece si sarebbe piazzato l’attuale premier Haider al-Abadi, nonostante fosse il candidato favorito e si fosse presentato con il manto della vittoria sullo Stato islamico. I risultati mostrano che Abadi ha raccolto scarsi consensi nelle principali province sciite che, teoricamente, avrebbero dovuto sostenerlo con entusiasmo.
Un documento che Reuters ha ricevuto da un candidato e che sta circolando tra giornalisti e analisti mostrerebbe i risultati di tutte le 18 province. Anche se Reuters non ha potuto verificare l’autenticità del documento, sembra che i dati in essi riportati coincidano con quelli riferiti dalla commissione elettorale. Da essi risulta che Sadr ha vinto il voto popolare a livello nazionale con 1,3 milioni di voti e si è assicurato 54 dei 329 seggi. Segue Amiri con 1,2 milioni di voti e 47 seggi, quindi Abadi con più di un milione di voti e 42 seggi.
I risultati definitivi saranno annunciati probabilmente stasera, ma è già chiaro che si tratta di una sfida tra al-Sadr e Amiri. Una buona performance del secondo sarebbe considerata alla stregua di una vittoria dell’Iran, che vede in Amiri il protettore dei propri interessi e ha sostenuto attivamente le sue milizie quando era in corso lo scontro con lo Stato islamico. Il ruolo dell’Iran nelle milizie Badr era talmente preponderante che in certi casi le truppe sono state trasportate oltre confine a combattere in Siria a fianco dei pasdaran e di Hezbollah.
Ma la vera sorpresa di questo turno elettorale è senza dubbio Moqtada al-Sadr. Sadr è figura dal forte carisma e da un massiccio seguito popolare, gode di un’autorità indiscussa che gli discende dal padre, il Grande Ayatollah Mohammed Sadeq al-Sadr, che fu ucciso nel 1999 per aver sfidato Saddam Hussein. Anche il cugino del padre, Mohammed Baqir, è stato eliminato dal regime nel 1980. La popolarità di al-Sadr, salita alle stelle durante l’occupazione americana alla quale le milizie sadriste si sono opposte con le armi, si è inoltre accresciuta in questi ultimi anni grazie alla partecipazione dei suoi combattenti nella guerra contro lo Stato islamico.
Sadr si è presentato al suo elettorato con una coalizione non settaria che aveva il suo punto di forza nella lotta alla corruzione e in un programma di rilancio dei servizi che in Iraq sono assai carenti. Significativa la sua alleanza con il partito comunista, che lo rende ancora più inviso ai suoi avversari filo-iraniani. A febbraio, Ali Akbar Velayati, consigliere della guida Suprema della Repubblica Islamica Ayatollah Ali Khamenei, aveva dichiarato che “non pemetteremo ai liberali e ai comunisti di governare in Iraq.
Ma nonostante i moniti dell’Iran, a Baghdad è clima di festa. A Sadr City, quartiere popolare di 3 milioni di abitanti dove si concentrano i sostenitori di al Sadr, ci sono state celebrazioni con tanto di fuochi d’artificio.
In ogni caso, per la formazione del governo potrebbe volerci un lungo periodo. Sarà necessario trovare un’intesa tra le varie coalizioni che si sono presentate alla prova del voto e raggiungere il numero di parlamentari (165) che assicurino la maggioranza. Prima di conoscere il nome del successore di al-Abadi, sempre che lo stesso non sia confermato al potere, potrebbero volerci mesi.
L’unica cosa sicura è che il premier, sulla base delle convenzioni che regolano la politica irachena, sarà uno sciita, così come il presidente della Repubblica è un curdo e il presidente del parlamento un sunnita. Inoltre, almeno un quarto del Parlamento sarà formato da donne, come stabilito dalla costituzione.