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Persona-mondo e agire politico

Per ragionare dell’agire politico dobbiamo approfondire come sta evolvendo il mondo. È difficile non vedere il “caos non creativo” nel quale il mondo è immerso.  Possiamo non renderci conto che il raggiungimento dell’ “ordine”, termine che richiama a una sorta di sistematizzazione dei rapporti di potenza a livello internazionale, si scontra con lo svuotamento di una politica limitata al fare e, di conseguenza, prima di visione e di progettualità ?

Ritornano prepotenti gli “interessi nazionali”. Vi è quasi una negazione di fatto dello spirito globale e, con esso, del “destino planetario”; ne viene, come conseguenza, che si mette in gioco il principio stesso di umanità, la ragione profonda dello stare insieme di miliardi di individui sul pianeta Terra. Penso che stiamo attraversando un cambio d’era, un passaggio nel quale le innovazioni scientifiche e tecnologiche si accompagnano a una profonda de-generazione della condizione umana. Tutto ciò che abbiamo negato ritorna a travolgerci e lo fa sotto la forma di un “male banale” mai eliminato dal palcoscenico della storia. Ci siamo illusi di avere “Verità esportabili”, di aver capito che tutto poteva essere universalmente condiviso al di là dei contesti di riferimento; abbiamo immaginato che il mondo potesse evolvere in un “solo verso”, di fatto nascondendo – in una sorta di “guerra fredda permanente” – tutte le complessità vitali esistenti. Fallito questo tentativo, che non poteva che fallire (una globalizzazione intesa come “fine” uguale per tutti), tutto ciò che abbiamo negato è riemerso: si tratta delle culture negate in termini di dignità e oltraggiate in varie forme.

È venuto il tempo di approcci che affermino anziché negare e, per questo, la politica deve ri-pensarsi progettualmente e strategicamente, agendo. Ciò comporta che ogni persona si ri-pensi come persona-mondo e che la nostra vita sia, anzitutto, un percorso di ri-appropriazione di un destino planetario, senza ansie da “prestazioni universali”.

Ciascuno di noi è persona-mondo “in quanto persona” e ciò comporta una “responsabilità complessa” che è, anzitutto, responsabilità di conoscenza. Qui si intende il conoscere come con-naitre, nascere insieme: la conoscenza, pertanto, è  ri-nascita con-divisa nella realtà-che-è, processo continuamente “emergente”.

Conoscere è altro dal “non negare”. Conoscere è affermare che la realtà è ben più complessa di quella che vediamo perché vive nelle in-formalità (nel profondo di ciò che è formale e formalmente determinabile) e nelle transizioni. Per conoscere dobbiamo andare a fondo e la nostra prima responsabilità sta nel cogliere che la realtà è “pluriverso”. Conoscere, nel senso qui inteso, si fonda sulla “transculturalità” e contribuisce a ri-fondarla.



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