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Il potere della corsa per correggere la “bozza” della vita

“La mia vita è una bozza da correggere”.
Questa è soltanto una delle tante “immagini” di Corri. Dall’inferno a Central Park Ultra edizioni che si possono incontrare durante il “percorso”.
Roberto di Sante con una scrittura scorrevole e piena di umanità racconta una storia intensa, forte e con le giuste metafore, ma soprattutto con una costante onestà intellettuale che rispecchia l’autenticità di azioni e comportamenti.
Sin dalle prime pagine sembra di leggere una sceneggiatura e l’autore da bravo regista inquadra la vita in tutte le sue forme. C’è un momento in cui tutto diventa difficile, insormontabile. I pesi sono ancora più pesanti per una adeguata sopportazione.
Sono attimi in cui possono prendersi decisioni a volte irrimediabili. Quella “bozza” è talmente colma di errori che sembra da cestinare; troppe cancellature mortificano la pagina bianca. Troppe cose che non tornano. Ma in quella pagina prevalentemente bianca c’è ancora tanto da dire e da scrivere.
Il volume si snoda nell’eterna lotta tra debolezze e forze e con avvincente capacità narrativa l’autore trasforma i vincoli in opportunità, passo dopo passo.
La corsa è un momento nel quale tutti i nostri pensieri escono ad uno ad uno dalla nostra testa, ossigenando e depurando il cervello da fissazioni inquinanti e inquietanti.

Non importa dove e come si corre . Ciò che conta è la completa libertà. Ogni nuovo paio di scarpe è sempre un nuovo inizio, una ripresa; ma con le scarpe “scariche” rimane un rapporto di rispetto. Esse ci hanno condotto fino a questo punto. Abbiamo trascorso insieme un periodo che ci ha permesso di affrontare strade o sentieri, salite o discese, pantani o erba appena tagliata.
Hanno “ascoltato” i nostri lamenti e i nostri sogni e ci hanno sempre consentito di rimanere sempre con i piedi per terra.
Testa e piedi intimamente connessi. Intenzioni e azioni per cambiare anzitutto noi stessi senza la pretesa di cambiare gli altri, ma di accettarli così come sono anche se spesso è un tentativo perso in partenza.
Il libro è un insieme di considerazioni ad alta voce.
Sono pagine per chi corre, ma soprattutto di chi non corre. Coloro che non corrono perdono una grande occasione. Sono isole senza vegetazione, sono paesaggi in bianco e nero.
Di Sante invita a considerare la corsa come possibilità di riscatto. Sono pagine autentiche ricolme di normalità. Con un preciso messaggio: ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare.
Dobbiamo essere noi stessi gli artefici della nostra rivoluzione personale. Un riscatto silenzioso e gridato al tempo stesso, con un coro di voci generato da una voce sola: la nostra.

Esterno giorno.
Alle righe appena lette, vanno aggiunte quelle che seguono. Se non altro perché con l’autore del libro ho avuto il piacere di percorrere un tratto di strada durante una maratonina che ha attraversato anche la splendida Villa Adriana.
Cosa spinge tantissime persone a ritrovarsi in diversi luoghi per correre? Sicuramente la condivisione di una passione. Si è in compagnia e soli al tempo stesso. Prima della gara la bellezza di saluti affettuosi e al termine l’arrivederci con la consapevolezza che la fatica provata ci ha resi migliori.
E allora si pensa all’allenamento uno, due o più volte a settimana. Alla ripresa del lavoro, ai problemi che affollano la nostra vita quotidiana. La solitudine del corridore è una solitudine condivisa e questo aiuta ad affrontare i nostri obiettivi. Insieme tutto è più semplice trascinati da una corrente che ci carica.
Interno giorno.
Torno a sfogliare le pagine del libro e mi accorgo ancora una volta di quanto ci sia Roberto in ogni riga e allo stesso tempo ciascuno di noi.

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