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Quanto vale (e dove va) il made in Italy della difesa

radici

Il maxi accordo con il Qatar per le navi di Fincantieri, il rapporto con il Regno Unito che si conferma principale mercato di sbocco, e gli Stati Uniti quali primo compratore dei prodotti italiani. Sono questi i punti salienti dei movimenti export/import del made in Italy della difesa nel 2017, per un valore che ha raggiunto i 10,72 miliardi di euro. Lo certifica la “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, presentata al Parlamento dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi e recentemente pubblicata. Secondo il documento, redatto dall’Autorità nazionale Uama della Farnesina (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento), nel 2017 i movimenti in uscita sono stati pari a 10,34 miliardi di euro (-30% rispetto ai quasi 15 miliardi del 2016), rispetto ai 387 milioni (-45%) di quelli in entrata. Da notare, che sull’export di due anni fa aveva pesato considerevolmente la commessa da 7,3 miliardi per 28 Eurofighter al Kuwait, che aveva fatto schizzare il dato delle esportazioni individuali a +85% rispetto al 2015. Allo stesso modo, per il 2017 pesa il maxi contratto da 4,2 miliardi di euro per le sette navi vendute da Fincantieri al Qatar, corredate dai sistemi di Leonardo a Mbda.

I DESTINATARI DEL MADE IN ITALY

Il 42% delle esportazioni è stato diretto a Paesi appartenenti alla Nato o all’Unione europea, per circa 4 miliardi di euro e 1.842 licenze. Anche in questo caso però, il dato è influenzato dalla commessa qatarina. Se non si tengono in considerazione le licenza per le vendite a Doha, la quota di export diretta a Paesi Nato/Ue sale al 76,3%. Allo stesso modo, se si esclude il Qatar (prima destinazione assoluta), i primi destinatari risultano essere Regno Unito (unico altro Paese per cui il valore dell’export supera il miliardo), Germania (con esportazioni per 690 milioni), Spagna e Stati Uniti. Seguono Turchia, Francia e Kenya. Nel confronto con gli anni passati stupisce che nel 2012 il Qatar non fosse presente tra le prime 25 destinazioni, così come il fatto che, dopo la prima posizione dello scorso anno, il Kuwait sia uscito dalla graduatoria. Stabile il rapporto con Londra, che “si conferma quale principale mercato di sbocco italiano”, un elemento da considerare in tema di post-Brexit. Anche l’anno scorso il Regno Unito era, infatti, la seconda destinazione dell’export militare italiano, e addirittura la prima nel 2015 e 2014. Tra i primi dieci destinatari sono comunque sette i Paesi Nato, di cui cinque anche membri dell’Unione europea. Scivola invece al 17esimo posto l’Arabia Saudita, che per la prima volta dal 2011 esce dalla top ten.

COSA ESPORTA L’ITALIA DELLA DIFESA

Oltre il 78% dell’export è stato rappresentato da materiali, seguito dal 17,8% dei ricambi e dai pochi punti percentuali di tecnologie e servizi. Se si prendono in considerazione gli equipaggiamenti venduti, pesa il contratto con il Qatar, che fa schizzare a oltre 4 miliardi di euro l’export delle “Navi militari”. Segue la categoria “Aeromobili”, per un valore di oltre 1,5 miliardi, su cui spiccano licenze per undici elicotteri AW139, quattro elicotteri AW109, tre aeromobili C27J e un aeromobile a pilotaggio remoto Uav Falco, tutti realizzati da Leonardo.

I PRINCIPALI OPERATORI INDUSTRIALI

Proprio l’azienda di piazza Monte Grappa si conferma quale principale operatore, con il 24,5% del valore delle licenze di esportazioni individuali (e il 39% delle licenze stesse), superata solo da Fincantieri che, beneficiando della commessa in Qatar, copre nel 2017 oltre il 40% del valore dell’export, arrivando dalla 26esima posizione del 2016. Chiude il podio GE Avio, specializzata in motori aeronautici, con esportazioni per 1,4 miliardi di euro. Seguono MBDA Italia (di cui Leonardo possiede il 25%), Fiocchi Munizioni, Orizzonte Sistemi Navali (costituita da Fincantieri e Leonardo), Iveco Denfence Vehicles ed Elettronica, specializzata in Electronic warfare.

I PROGRAMMI INTERGOVERNATIVI

Rispetto al 2016, diminuisce (-19,9%) anche il valore di esportazioni relative a programmi e accordi intergovernativi, pari a 2 miliardi di euro (il 21,8% rispetto all’export complessivo). La quasi totalità di questi si realizza con Paesi tradizionalmente alleati. Oltre il 50% è coperta da programmi esclusivi con Londra, quota che arriva al 96% se si considerano anche Germania, Spagna e Francia. Su tutti, prevalgono i programmi aeronautici. Da segnalare l’aumento dell’export relativo al programma NH90 (elicottero realizzato da un consorzio a cui partecipano Leonardo, Airbus e l’olandese Fokker) arrivato a quasi 62 milioni. Il programma Eurofighter è valso esportazioni per 1,195 miliardi, mentre il Joint Strike Fighter (F-35) quasi 77 milioni.

IL LATO IMPORT

Sul lato import, nel 2017, il valore delle licenze individuali dell’Uama è stato pari a 300 milioni di euro, il 75% dei quali coperti dagli Stati Uniti (226 milioni di euro), primo partner indiscusso. Segue Israele (56 milioni) con il 19% del valore delle licenze. Su queste non si considerano però le importazioni dai Paesi membri dell’Ue, soggette a “comunicazioni intracomunitarie” e non alle licenze dell’Autorità nazionale. Tra gli Stati europei, il primo compratore di prodotti italiani è la Francia (29,3 milioni), seguita da Spagna (17,6 milioni), Regno Unito (15,7 milioni) e Germania (quasi 11 milioni).



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