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Responsabilità, cambio di era, giudizio storico

Dobbiamo mettere in campo una responsabilità progettuale e progettante, rendere le nostre vite dei laboratori di ri-creazione di senso storico. È una scelta strategica, metamorfosi di ogni persona nella metamorfosi del mondo. Si tratta, evidentemente, di una responsabilità complessa che deve fondare il nostro agire-nel-mondo che, in quanto tale, è politico. Questa responsabilità ri-pensata, dunque, fonda la politica complessa.

Abbiamo di fronte a noi lo spettacolo disarmante del fare politica e, allo stesso tempo, ci troviamo a dover fronteggiare sfide globali che, rispetto a un tempo, sono caratterizzate da crescenti radicalità e velocità. Penso che, se le domande dell’uomo rimangono le stesse da sempre, oggi ci troviamo in una situazione di cambio di era. E questo accade per diverse ragioni e sotto diverse forme: si spezzano le relazioni sociali e crescono le diseguaglianze, noi individui ci atomizziamo e ci radicalizziamo nelle nostre Identità presunte Vere (e ci ritroviamo, ad esempio, incapaci di governare l’immigrazione come fenomeno globale nei “nostri” territori), il potere cambia veste ed è ben più poco riconducibile ai rappresentanti del fare politica. Tutto questo si accompagna a straordinarie innovazioni che, in particolare nei campi delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale, trasformano le nostre abitudini e, alcuni dicono in termini di rischio, la natura delle nostre vite. Tutto questo avviene nella crisi de-generante dello Stato-Nazione e delle Istituzioni, da un lato sempre più inadeguati ad affrontare le sfide globali e, dall’altro lato, sempre più distanti dalle vite delle comunità umane che chiamiamo popoli.  Altresì, molte delle crisi storiche che percorrono il mondo (conflitti e guerre) si acuiscono anche nel dramma degli Stati falliti. Si fatica a trovare soluzioni adeguate nel cambiamento repentino dei player geostrategici (non più solo gli Stati).

Siamo in un cambio di era e dobbiamo impostare un lavoro di giudizio storico permanente che si compia dinamicamente, che mai possa dirsi compiuto, a partire dalla nostra personale responsabilità, anzitutto cognitiva. Non può esistere un giudizio storico permanente con caratteristiche universali perché ognuno matura il proprio giudizio; non può esserci un punto di vista vincente sul mondo ma, inevitabilmente, il giudizio storico si forma in ogni realtà che evolve, a cominciare da ciascuno di noi.

Ogni giudizio storico personale può impostarsi soltanto a partire dalla nostra conoscenza della realtà che viviamo. Qui intendo realtà sia nel senso del territorio di riferimento sia nel senso della realtà-mondo; queste due dimensioni sono separabili o anche solo distinguibili ? noi siamo prima cittadini di un territorio limitato e confinato o cittadini del mondo ?



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